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7 Psicopatici
Lo sceneggiatore Marty (Colin Farrell) cerca ispirazione per il suo script 7 Psicopatici, ma gli viene bene solo una cosa: bere e ubriacarsi, alla faccia della sua ragazza, e non solo. Per fortuna, si fa per dire, viene coinvolto in un sequestro di cani pianificato dal suo amico schizzato Billy (Sam Rockwell) con lo stravagante Hans (Chris Walken): certo, le idee buone arrivano, ma anche i guai. Stavolta il cane rapito è quello sbagliato: l'amato Shih Tzu del boss Charlie Costello (Woody Harrelson). Per il buon Marty la scrittura diviene l'ultimo dei problemi: primum vivere deinde philosophari.
Dopo il riuscito e stralunato noir In Bruges, l'inglese Martin McDonagh ritrova il buon Colin Farrell e rincara la dose poetico-stilistica: nonsense e perfino psichedelico, arguto e intelligente, 7 Psicopatici ha tutto per divenire cult, complici grandi attori - c'è pure Tom Waits - e una sceneggiatura di ferro, che tra finzione e realtà non ne sbaglia una. Il focus è sulla vita che si fa arte (letteratura), a rischio di mandare qualcuno all'altro mondo: creazione artistica, soprattutto, immaginazione al potere, ma con un retrogusto sinceramente esistenziale e un genuino amaro in bocca.
Qualcuno si sacrifica, qualcuno muore perché inguaribilmente “cattivo”, ma chi rimane in piedi è irrimediabilmente cambiato: la sua voce fa desistere anche uno psicopatico in cerca di vendetta. Per chi ama il cinema dal gusto indie, questo 7 Psicopatici, ma senza esagerare: i soldi ci sono, ma il valente McDonagh sa come spenderli. Una dark comedy un filo misogina, un po' misantropa e, ovviamente, molto psicolabile, eppure è terapeutica: si ride, e si ride bene. Con la bocca un po' storta.