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40 anni vergine
Andy Stitzer (Steve Carell), quarantenne magazziniere in un grande negozio di articoli elettronici di consumo, ha un "piccolo" segreto inconfessabile: single da sempre, contornato nella propria abitazione da un'infinità di giocattoli da collezione – pupazzi e soldatini mai tolti dalle confezioni, di valore inestimabile – non è mai riuscito, come dire, ad assaporare l'amore. Nel senso più materiale del termine. Sarà così che, venuti a conoscenza della cosa, i suoi colleghi (e solo più tardi, amici) cercheranno in tutti i modi di metterlo nelle migliori condizioni per affrontare la tardiva "prima volta". Naturalmente non sarà facile, meno che mai quando nella vita di Andy farà capolino la bella Trish (Catherine Keener).
Simpatico e nemmeno troppo volgare, 40 anni vergine ribalta l'atavica problematica tipicamente femminile – quella inerente le difficoltà insite nella perdita della verginità – investendo tutte le sue risorse sulla figura di un nerd abbastanza cresciutello (ben caratterizzato da Steve Carell, che molti ricorderanno per l'irresistibile performance alla conduzione del telegiornale in Una settimana da Dio, costretto da Jim Carrey a prodursi in smorfie e rumori inenarrabili), proponendo gag tutto sommato divertenti, magari osando un po' troppo quando si tratta di approfondire in maniera sociologica alcuni passaggi. Conclusione a dir poco travolgente, con tanto di omaggio floreale e coreografico al mitico Hair e alla splendida "Aquarius", reinterpretata dallo stesso Carell.