Il mito della lotteria è un sempreverde del cinema che vuole divertire senza far funzionare troppa materia grigia. Grandi e piccini vorrebbero azzeccare i sei numeri vincenti e, con la bava alla bocca, seguono trepidanti le estrazioni alla tv. Normalmente l’occasione non si realizza, uno su mille, anzi su un milione, ce la fa. Lo sanno bene Dinel, Sile e Pompiliu, uno strano trio di rumeni perdigiorno che bivacca al bar alla ricerca di una birra e di un miracolo.

Dinel gestisce un’officina, ma i suoi clienti preferirebbero investirlo invece di pagarlo per i suoi servigi. Inoltre la moglie è scappata in Italia e sorseggia cocktail sulla spiaggia in compagnia di un aitante uomo d’affari. Sile scommetterebbe anche sul risultato di una gara di tiro con l’arco, e spende i pochi soldi che gli rimangono cercando di prevedere il risultato di una partita di Premier League. Pompiliu crede nelle cospirazioni, nei massoni e negli intrighi internazionali, con le spie del governo che vorrebbero rubargli anche il fondo del bicchiere. I tre incarnano l’armata Brancaleone della Romania, sempre sospesi tra come agganciare la fortuna e l’impossibilità di trovare un posto al sole.

Un giorno, baciati dal fato, riescono ad aggiudicarsi il primo premio alla lotteria rumena, ma Dinel viene derubato anche del biglietto della vittoria. Inizia una ricerca forsennata, che non regala più di qualche sorriso agrodolce. 2 biglietti della lotteria è una commedia ultraleggera, dalla regia minimale, che si innamora dei siparietti a camera fissa e non ha il coraggio di dare vita a una trama prevedibile fin dalla prima sequenza.

 

Dinel, Sile e Pompiliu si improvvisano investigatori della domenica, in un carosello surreale di personaggi strampalati. Bussano alla porta di una coppia di prostitute dall’animo nobile, si affidano alle previsioni di un’indovina e litigano con una bambina malefica che forse conosce l’identità dei ladri. La loro ricerca li porterà fino alla periferia di Bucarest, dove il regista vira sull’on the road e sul country.

Se la storia è solo pretestuosa, la Romania che scorre sullo sfondo ha sprazzi di autenticità, è la vera anima del film. La provincia oziosa e i confini delle grandi città descrivono un mondo che ha perso la speranza. L’orgoglio vive ancora nelle parole di Pompiliu: “Tesla era un nostro compatriota. Nessuno vuole realmente descrivere le bellezze della Romania”. Ma intanto la crisi e la disoccupazione uccidono i buoni propositi e lo sporco trio si scopre balordo in ogni pirotecnico incontro.

Se l’avessero girato in Italia, forse 2 biglietti della lotteria si sarebbe beato delle esplosioni colorate di Aldo, Giovanni e Giacomo, ma i tre protagonisti non hanno il loro carisma e anche le dinamiche da buddy movie sono usurate dal tempo. Dinel è lo zimbello del gruppo: è la gallina dalle uova d’oro che si fa aggredire da due ragazzacci più disperati di lui. Forse riuscirà a scommettere su un altro cavallo lanciato verso il primo posto, forse riconquisterà la moglie, forse anche la platea avrà pietà di lui.