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“Diversi”. Se ne occupava Frederick Wiseman in Titicut Follies, quando entrava in un manicomio criminale del Massachussets. Attraverso i corpi e la follia dei malati, il grande documentarista attaccava l’istituzione, e la sua l’incapacità di riconoscere l’altro come persona, non come un essere inferiore.
1938 Diversi parte dalle intolleranze, dall’anticamera dell’Olocausto. Qui le vittime non hanno nessuna patologia, la loro unica “colpa” è quella di essere ebrei. Il regista Giorgio Treves racconta una pagina nera della storia italiana, quella delle leggi razziali promulgate dal fascismo. Il 18 settembre 1938 Mussolini le preannunciava in un discorso da Piazza dell’Unità a Trieste. Ma che cosa si nascondeva dietro a questo atto di violenza? L’Italia era un Paese antisemita prima dell’ascesa del Duce? Treves risponde con i filmati dell’epoca, con la lettura di articoli di giornale e documenti ufficiali. Ripercorre gli anni della propaganda, dal cinema alla manipolazione delle notizie sui quotidiani. Ci spiega come il razzismo fosse alla base della politica fascista nella costruzione del suo “impero” coloniale. Già nella guerra “di conquista”, la prima discriminazione era verso le persone di colore.
Ce lo ha ricordato anche la regista Sabrina Varani, nella scorsa edizione del Torino Film Festival, con Pagine nascoste, la storia di una figlia alla ricerca delle radici della sua famiglia. 1938 Diversi indaga sul passato, intervista i testimoni, chi ha davvero vissuto quel periodo così buio. Treves vuole alimentare la memoria, permettere alle nuove generazioni di conoscere quello che anche i libri di scuola tendono a confondere. Il documentario è diviso in capitoli, e utilizza anche i disegni per restituire le immagini del tempo, come quella di un bambino cacciato dalla sua classe perché non ritenuto degno di stare in mezzo agli altri.
“Ariani” contro esseri inferiori: un modo di pensare che rischia di non morire. “Il fascismo può tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo”. Parole di Umberto Eco, che oggi fanno tremare per la loro attualità.