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Una scena di
10.000 AC
Nel 10.000 avanti Cristo - si suppone, visto il titolo - la tribù degli Yagahl lotta contro il gelo di nevi perenni e continua a cacciare (pur venerandoli) i mammuth. Guida spirituale dei primitivi è Old Mother, che per i suoi simili profetizza un'unica possibilità di salvezza: l'unione tra la ragazza dagli occhi celesti (appartenente ad un'altra tribu razziata dai "demoni a quattro zampe") e un valoroso guerriero, destinatario della gloriosa lancia bianca. Sarà così, prima però D'Leh - questo il nome dell'eroe - dovrà attraversare mezzo mondo per ritrovare la sua amata, rapita insieme ad altri da mercanti di schiavi senza scrupoli. Dopo Independence Day e The Day after Tomorrow, e prima di 2012, il catastrofico - da molti punti di vista - Roland Emmerich decide di indietreggiare al 10.000 AC, ipotizzando un'epopea amorosa preistorica: volutamente lontano da qualsiasi attinenza storiografica, il tedesco di Hollywood si mette sulle spalle del protagonista, l'esordiente Steven Strait, e sembra meravigliarsi, lui per primo, di quello che attenderà allo spettatore. Da tonnellate di neve a foreste tropicali - con tanto di struzzi giganteschi e famelici - da tigri coi denti a sciabola (solo la testa peserà 400 chili) al gemellaggio con tribu africane: il viaggio si conclude ai piedi di imponenti piramidi in costruzione, dove tutti gli schiavi raccolti in ogni angolo di mondo - insieme a svariati mammuth... - soccombono di fronte alla tirannia di un patetico "dio onnipotente". Si rimpiange quasi Stargate (forse uno dei film meno brutti di Emmerich) di fronte ad un'operazione simile, che sarà pure "semplice intrattenimento", ma che in più di un'occasione pretende dal pubblico sforzi di sottrazione: dalle musiche agli effetti speciali, tutto è ridondante e violento, esageratamente falso, ridicolo in maniera irrimediabile.