Manuel ha appena compiuto 18 anni ed è giunto il momento per lui di lasciare la casa della famiglia adottiva in cui ha vissuto negli ultimi anni, dopo che sua madre è stata incarcerata. La libertà conquistata ha però un sapore dolceamaro. Mentre cammina per le vie del desolato quartiere, solo con le sue speranze e paure, Manuel cerca di lasciarsi alle spalle l'adolescenza per diventare un adulto responsabile. Deve dimostrare alle autorità che può prendersi cura di sua madre, se le verranno concessi gli arresti domiciliari. Ma sarà in grado di ridare alla madre la sua libertà, senza perdere la propria?
SCHEDA FILM
Regia: Dario Albertini
Attori: Andrea Lattanzi - Manuel, Francesca Antonelli - Veronica, la madre, Giulia Elettra Gorietti - Francesca, Renato Scarpa - Attilio, Giulio Beranek - Erol, Raffaella Rea - Marzia, Alessandra Scirdi - Nunzia, Monica Carpanese - Assistente sociale, Luciano Miele - Avvocato, Alessandro Di Carlo - Elpidio, Frankino Murgia - Frankino, Alessandro Sardelli - Robertino, Manuel Rulli - Giordano, Loretta Rossi Stuart - Moglie di Elpidio, Manuela Ruiu - Prostituta, Giuseppe Leone - Don Marcello, Loredana Carrera - Suora
Sceneggiatura: Simone Ranucci, Dario Albertini
Fotografia: Giuseppe Maio
Musiche: Ivo Parlati, Dario Albertini, Sarah McTeigue, Michael Brunnock
Montaggio: Sarah McTeigue
Scenografia: Alessandra Ricci
Costumi: Virginia Barone
Suono: Biagio Gurrieri, Francesco Vallocchia - montaggio
Durata: 98
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: (1:1.85)
Produzione: ANGELO E MATILDE BARBAGALLO PER BIBI FILM, CON TIMVISION
Distribuzione: TUCKER FILM
Data uscita: 2018-05-03
TRAILER
NOTE
- PRESENTATO ALLA 74. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2017) NELLA SEZIONE 'CINEMA NEL GIARDINO'.
- CANDIDATO AI NASTRI D'ARGENTO 2018 PER: MIGLIOR REGISTA ESORDIENTE.
CRITICA
"Pochi giorni cruciali, che la regia racconta senza falsi pietismi e con un'essenzialità ficcante, che restituisce lo squallore dell'emarginazione ma non appiattisce la vitalità e non cancella le paure, mentre guida lo spettatore all'interno di un mondo che probabilmente gli è estraneo. Una funzione «maieutica» che non è certo sminuita dalla scelta di una chiave realistica e da un linguaggio capace di non inseguire le mode à la Dardenne, dove l'asfissiante pedinamento dei soggetti finirebbe per togliere respiro (e senso) al contesto. Se una scelta di stile non va mai dimenticata, deve però essere giustificata dal tema o dal soggetto prescelto." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 8 settembre 2017)