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Ecco i film che la redazione di Cinematografo ha selezionato tra quelli programmati in chiaro per sabato 25 luglio.
MOONLIGHT - Rai Movie (canale 24), ore 21:10
Storia della vita, dall'infanzia all'adolescenza alll'età adulta di Chiron, un ragazzo di colore cresciuto nei sobborghi difficili di Miami, che cerca faticosamente di trovare il suo posto del mondo. Una riflessione intensa e poetica sull'identità e sul senso di appartenenza, sulla famiglia, l'amicizia e l'amore. "Fuori dalle convenzioni di questa storia di slums ci porta un taglio sincopato, ma non frettoloso, aereo, ma anche dettagliato, sulla contraddizione tra l'identità virile, aggressiva, richiesta dall'ambiente, e la libertà di rifiutarla e riconoscersi nella scoperta di omosessualità. L'incontro, da adulti, tra Little e il compagno del primo bacio dopo 20 anni, vale il biglietto. Spigola tra Spike Lee e Sidney Poitier, cerca una sua strada, molto 'scritta' se vogliamo, in scene cruciali fin troppo marcate." (Silvio Danese, QN, 16 febbraio 2017)
PER UN PUGNO DI DOLLARI - Rai 3, ore 21:20
"Il western è per sua natura un genere tipicamente e squisitamente americano e nessun autore straniero ha mai pensato di accostarvisi, mai fino a quando la crisi del cinema hollywoodiano non ha spiegato i suoi effetti sul genere condannandolo a un prematuro declino. L'inaridirsi di Ford, l'attuale disinteresse dei 'grandi' nei confronti del genere, l'incapacità dei giovani a rinnovare gli schemi hanno segnato il decadimento del western [...] Infranto il monopolio americano, ecco dunque apparire i primi western anomali, quasi sempre di coproduzione italo-spagnola o italo-tedesca. [...] Col moltiplicarsi dei tentativi andava sempre più prendendo credito la convinzione che fosse impossibile realizzare un autentico western nel clima europeo, ma un autore, l'italiano Sergio Leone, ha dimostrato il contrario: il suo Per un pugno di dollari, infatti, an che se molti lo considerano come la classica eccezione che conferma la regola, è opera di indubbia validità che può figurare egregiamente accanto ai più accredi tati modelli hollywoodiani del genere. Per dar vita a questo estroso e singolare western, Sergio Leone, seguendo l'esempio di John Sturges che nel 1961 aveva realizzato I magnifici sette adattando I sette samurai di Akira Kurosawa, si è ispirato ad un altro celebre film del regista giapponese, La guardia del corpo, ottenendo risultati invero sorprendenti." (Rivista del Cinematografo, dicembre 1964)
ARRIVEDERCI SAIGON - Rai Storia (canale 54), ore 22:40
"Chi sono Viviana Tacchella, Rossella Canaccini, Daniela Santerini e Franca Deni? Nomi che oggi come oggi, ai più, diranno ben poco. Nella seconda metà degli anni ’60, ancora giovanissime, erano Le Stars, giovanissima band italiana della provincia toscana che, nel 1968, viene spedita nientemeno che nel Vietnam del Sud, nel pieno del conflitto, per suonare nelle basi militari americane. Arrivederci Saigon di Wilma Labate racconta questa incredibile storia, mai arrivata del tutto alle orecchie dell’opinione pubblica. In primo luogo perché quasi sottaciuta per anni dalle stesse protagoniste. [...] Tornate finalmente a casa dopo un lungo periodo in un luogo e in un contesto oggettivamente inospitali, rischiando addirittura di rimetterci la salute e la pelle, Le Stars vengono in qualche modo emarginate. Hanno suonato per gli yankees, un’onta che per le famiglie, gli amici, i compagni della sezione del Partito Comunista e gli studenti in lotta per le strade, è impossibile da cancellare. E allora hanno preferito nascondere – alla fine anche a loro stesse – di essere mai state lì." (Valerio Sammarco)
THE TRUMAN SHOW – La 7, ore 23:30
“Una storia di grande spessore, di forte coinvolgimento, incisiva sul piano espressivo e delle immagini. Evidente l’intenzione di mettere in luce i confini ormai labilissimi tra realtà e fantasia nella civiltà del Duemila dominata dai media: l’argomento non è nuovo ma è svolto in modi così incalzanti e stringenti da portare in primo piano la riflessione (più ampia e senza confini storici) del rapporto tra l’individuo e la sua manipolazione, tra libertà e schiavitù, tra progresso e ritorno alla barbarie. Un film inquietante, tra denuncia e speranza, che si ricollega a certi scenari apocalittici tipo Metropolis di Fritz Lang, e che in maniera diretta e inequivocabile mette tutti di fronte alle proprie responsabilità: realizzatori ma anche esperti, critici e pubblico.” (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 126, 1998)
IL CECCHINO – Rai 2, ore 3:50
“Prima avventura francese di Michele Placido. […] Sono 14 i milioni di euro del budget affidati due giovani sceneggiatori (Cedric Melon e Denis Brusseaux): sì, non è l’Italia. Chiamato Oltralpe sulla scia di Romanzo criminale, Placido ricorda quello, pensa a Melville e guarda a Olivier Marchal (36 Quai des Orfevres, L’ultima missione): risultato apprezzabile, è un polar senza infamie e qualche lode, con fotografia grigio-bluastra di Arnaldo Catinari, azioni ben girate, troppe sottotrame e ferraglia nello script e una lezione di recitazione – Kassovitz, Auteuil, Gourmet e non solo – all’insegna della sottrazione. Salutare: i nostri attori imparino, non si può, non si deve stare sempre tre metri sopra il cielo. E Placido? La trasferta dai cugini – ci tornerà presto con L’innesto da Pirandello – gli fa bene, e lo aiuta a schiarirsi le idee: nel cinema popolare, ovvero, di genere, è un buon professionista. L’ha detto lui stesso, e gli fa onore. Del resto, l’autorialità non è di tutti e, soprattutto, non è una garanzia.” (Federico Pontiggia)