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"Non so come sono riuscito a fare questo film. Probabilmente grazie alle parole di mio padre dalla clinica: «Carlo pensa al film. E' più importante di un uomo che sta aspettando un treno in ritardo»”.Verdone sospira, accende una sigaretta, aggiunge: "Una frase che mi ha fatto riflettere: se questo è il suo volere, devo farlo. Pensavo di non riuscire ad andare in Africa a girare perché da poco si era celebrato il funerale di papà. Invece proprio lui mi ha dato la forza per superare questa prova. Io, loro e Lara è dedicato a Mario Verdone. Una dedica che parte dal profondo del cuore: non era solo un padre, ma un grande educatore. Un uomo retto, sano, pieno di dignità , di altri tempi". E' pomeriggio a casa di Carlo Verdone. Seduti sul divano, parliamo del suo film, già presentato in anteprima (come evento speciale) al XIII Tertio Millennio Film Fest, e in uscita il 5 gennaio distribuito da Warner Bros..Come definirebbe Io, loro e Lara ? Un parallelismo tra le nevrosi occidentali e i problemi dell'Africa. Un film molto attuale anche nella rappresentazione del prete: nessuna commedia lo ha mai reso con tale senso di equilibrio. Però si ride ed è ricco di colpi di scena. Invita alla comprensione, alla tolleranza, alla concordia e al buon senso. Ed è la commedia più corale, più importante, che abbia fatto e forse anche quella che ho diretto meglio. Ed è anche una radiografia della società…Attraverso la famiglia si vede il caos e la follia che ha colpito il nostro paese. Mio fratello è un cocainomane terribile ma simpatico. Mia sorella una psicologa che ha bisogno a sua volta di cure. Mio padre è partito di testa. Ho fotografato un momento di disagio nel nucleo familiare italiano. La speranza – e il messaggio del film - è che torni ad essere la roccaforte dei ragazzi. Senza voler essere bacchettone, credo veramente che per salvarci da questa società alla deriva ci voglia una ristrutturazione del sistema familiare, e di genitori che parlino ai figli, li comprendano, li seguano. Verdone come vede l'Italia oggi?Alla deriva. Spiace che il paese cattolico per eccellenza sia anche il più amorale del mondo."La storia del film.Protagonista é un sacerdote in missione in Africa. Torna a Roma perché ha perso la fede; si consulta con i suoi superiori che gli suggeriscono di tornare nella casa paterna e riassaporare il calore familiare. Rientrato trova una famiglia disastrata, dove nessuno si domanda come mai sia tornato dopo 10 anni. Che tipo è Padre Carlo?Non il classico sacerdote. Non c'è distanza tra lui e gli altri. Vive i problemi dal di dentro, ne viene coinvolto, li subisce. Cerca di mettere ordine ma è strattonato. Sembra un pugile all'angolo, resiste però.Quale stile ha privilegiato? Teatrale. Non mancano i movimenti, anche eleganti, della macchina da presa, ma avvengono sempre in interni. Erano i personaggi a doversi muovere bene: chi entra, chi esce, i continui colpi di scena. Io, loro e Lara necessitava poi di una gran fotografia e Desideri ha fatto un ottimo lavoro, così come prezioso è stato il contributo dello scenografo Marchione.Parliamo dell'attrice protagonista.Laura Chiatti, Lara nel film, è il più bel primo piano del cinema italiano, che non l'ha mai sfruttata però a pieno. La sua prima scena è davanti a una webcam mentre si spoglia: lo spettatore non capisce chi sia questa ragazza: una tossicodipendente? Una schiava del porno ? Una prostituta? In realtà non è nulla di tutto questo. E' una persona con mille difficoltà, costretta a fare la guida turistica e la chat erotica. Laura passa dalla tenerezza alla tristezza, dall'euforia alla seduzione. Uno splendido lavoro. E il resto del cast? Angela Finocchiaro è stata una compagna di set meravigliosa. Anna Bonaiuto, straordinaria pure lei. Mi ha sorpreso Marco Giallini: ha sempre fatto il duro mentre qui si carica sulle spalle la comicità normalmente riservata al mio personaggio. Sergio Fiorentini, mio padre, è un attore vero, bravissimo col parrucchino biondo e fuori di testa. Marco Guadagno, un sacerdote, è un ottimo interprete. La giovane Cristina Odasso ha un piccolo ruolo ma mostra già personalità e tempi comici perfetti. Raramente ho avuto un cast dove tutti erano al posto giusto nel momento giusto. E' il suo secondo lavoro con la Warner Bros.?Sì. Ma con il loro Presidente Paolo Ferrari avevo già fatto Ma che colpa abbiamo noi, Viaggi di nozze e Acqua e sapone. Sapevano che era un film delicato e mi hanno messo subito a mio agio. E' un film internazionale, lontano dalla commedia italiana. Che spero anzi sia finita. La commedia deve essere internazionale. Così affronteremo meglio il mercato. * Critico cinematografico e inviato speciale del giornale Radio Rai