Ci sono film che hanno bisogno di una lunga progettazione: sceneggiature limate fino alla perfezione, prove su prove da parte degli attori, movimenti di macchina calibrati al millimetro. AD Project al contrario ha preso vita come se il suo autore, l'eclettico Eros Puglielli, avesse seguito quella che lui stesso definisce una "scrittura cinematografica automatica". Immediata, ma non certo poco efficace. Diretta, ma non per questo dilettantesca. Alla base del progetto la voglia di lavorare insieme di un gruppo di cineasti legati da una salda amicizia e soprattutto dalla stima incondizionata verso Puglielli, "un vero leader" secondo la definizione dell'attrice Eleonora Mazzoni. Ma anche Giovanna Mezzogiorno, l'altro volto femminile di questo anomalo thriller, non gli risparmia lodi sperticate: "Mi sono lasciata coinvolgere perché interessata al soggetto e perché volevo far crescere il mio rapporto con Eros. Ho una fiducia illimitata in lui. Avevo la certezza che avremmo dato vita a un prodotto fuori dal comune". E fuori dal comune AD Project lo è veramente, a cominciare dal fatto che è di difficile catalogazione. Misterico, paranormale, fantascientifico, è ovviamente anche un film di paura, dove però angoscia e terrore non provengono da quanto si vede quanto piuttosto da ciò che si nasconde nella mente dei protagonisti. A essere fotografata quella zona d'ombra dove, come suggerisce una delle battute chiave, realtà psichica, tempo e spazio sembrano coincidere. Volutamente sgranato nelle immagini, notturno, elusivo, AD Project scaturisce da un'idea produttiva non nuovissima ma ancora poco praticata dal nostro cinema. Tutti, dal regista agli attori ai tecnici, si sono dati un valore e divisi in proporzione le quote del ricavo dalla distribuzione. Il risultato è un'opera costata 8.000 euro ma che sul mercato ne vale 350.000. Una bella scommessa, quindi, che Puglielli ha messo in moto tre anni fa e che poggiando sull'assenza di mezzi ci ha messo tre anni a vedere la luce. "Questo film è stato pensato – dice Puglielli – come un laboratorio creativo. Ognuno ha dato il meglio in assoluta libertà. Spesso arrivavamo sul set senza sapere cosa sarebbe successo, ma forti della certezza che le idee non hanno bisogno di grandi budget. Poi, è evidente, qualche lira in più ci avrebbe permesso di continuare e dare un seguito ad AD Project, che oltre a essere un'opera conclusa è anche il potenziale primo episodio di una serie televisiva". Interviene Marco Bonini, attore già utilizzato dal regista in Tutta la conoscenza del mondo: "Abbiamo sperimentato che si può scardinare quello che io chiamo il teorema del triangolo della produzione. Quando si gira un film si hanno in testa tre cose, e cioè raggiungere ottimi risultati, spendere poco e girare velocemente. Di solito più di due cose per volta non si acchiappano, in questo caso abbiamo sovvertito la regola facendo en plein". Girato in digitale e destinato esclusivamente al mercato dell'home video, AD Project ha già un fratello minore. The Coproducers, la società che si è autofinanziata, è al montaggio con un nuovo ambizioso progetto dal titolo Billo. Le Grand Dakhaar per la regia dell'apprezzata "cortista" Laura Moscardin. Coproduce, e scusate se è poco, il cantante Yussun'dur. Non sarà l'uovo di Colombo, ma con i tempi e i budget che corrono, un modo di  produzione con la quale in futuro gli aspiranti cineasti dovranno necessariamente fare i conti.