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MISS MARX - foto di Emanuela Scarpa © Vivo film, Tarantula
I film in concorso per la 66a edizione dei David di Donatello sono 147. Erano eleggibili tutti i film italiani usciti tra il 1° gennaio 2020 e il 28 febbraio 2021, compresi quelli che sono stati distribuiti con modalità alternative alla sala “attraverso un fornitore di servizi di media audiovisivi, sia lineari di ambito nazionale che non lineari, ovvero attraverso editori home entertainment”. Se conoscete solo una minima parte dei titoli presentati, è normale: anche noi abbiamo appreso dell’esistenza di alcuni (molti) di questi film solo leggendo l’elenco sul sito ufficiale dell’Accademia.
Di questi 147 film, 14 sono diretti da registe (9,52 %). Le citiamo in ordine alfabetico: Chiara Bellosi (Palazzo di giustizia), Cristina Comencini (Tornare), Emma Dante (Le sorelle Macaluso), Nunzia De Stefano (Nevia), Ginevra Elkann (Magari), Giorgia Farina (Guida romantica a posti perduti), Alice Filippi (Sul più bello), Minuta Gabura (Donne e donne), Giuliana Gamba (Burraco fatale), Silvia Monga (Dreams, il calore dei sogni), Patrizia Mottola (The Mirror), Susanna Nicchiarelli (Miss Marx), Isabella Sandri (Un confine incerto), Lucia Zanettini (La valle che urla).
Già selezionate in concorso nell’ultima Mostra del Cinema di Venezia, Dante e Nicchiarelli sono state candidate nella cinquina della miglior regia. Sono la settima e l’ottava donna nominate in questa categoria nella storia del premio. I loro lavori sono in gara anche nella categoria del miglior film.
Una doppietta già verificatasi nel 2019, quando Valeria Golino e Alice Rohrwacher furono nominate rispettivamente per Euforia e Lazzaro felice. Nicchiarelli ha già vinto un David come sceneggiatrice per Nico, 1988, Dante è invece alla prima nomination. I loro rivali sono il veterano Gianni Amelio (Hammamet), i giovani Fabio e Damiano D’Innocenzo (Favolacce) e Giorgio Diritti (Volevo nascondermi), cioè gli autori dei film che hanno ricevuto più candidature in questa edizione.
Emma Dante con il cast di Le sorelle MacalusoElkann e Filippi corrono per la statuetta dedicata ai registi esordienti. Non accadeva dal 2015, quando furono candidate Eleonora Danco (N-Capace) e Laura Bispuri (Vergine giurata), ultimo anno con presenze femminili nella cinquina. Nella storia del premio sono 16 le donne nominate in questa categoria, istituita nel 1982. Nella selezione dei documentari, troviamo due registe: sono Francesca Mazzoleni (Punta Sacra) e la compianta Valentina Pedicini (Faith). Olga Torrico per Gas station è l’unica regista candidate per il miglior cortometraggio (premio già assegnato ad Anne di Domenico Croce e Stefano Malchiodi).
Fin qui ci siamo concentrati sulla regia. Tra le 11 persone candidate per la miglior produzione, tre sono donne (Marta Donzelli e la belga Valérie Bournonville con Gregorio Paonessa e Joseph Rouschop per Miss Marx e Laura Paolucci con Domenico Procacci per I predatori). Ancora più scarna la presenza nella sezione delle sceneggiature: Tania Pedroni (in gara con Diritti e Fredo Valla per Volevo nascondermi) e Francesca Marciano (nominata con Stefano Mordini e Luca Infascelli per Lasciami andare) sono le uniche scrittrici su 18 candidati in totale.
Due donne sono in gara per il montaggio (le veterane Esmeralda Calabria per Favolacce, che ha già due David in bacheca, e Simona Paggi per Hammamet, una vittoria all’attivo), una per la fotografia (la francese Crystel Fournier per Miss Marx), una per gli effetti speciali (Elisabetta Rocca, con Stefano Leoni per L’incredibile storia dell’Isola delle Rose), nessuna per il suono, nessuna per la colonna sonora (lasciamo da parte la categoria della miglior canzone che fa caso a sé rispetto all’industria cinematografica).
Più equilibrata la situazione nelle altre categorie tecniche dove tradizionalmente si riscontra una maggior presenza femminile: sono otto le scenografe su quattordici nominati, tre su cinque le costumiste, due su otto le truccatrici, una acconciatrice su cinque nominati.
Sarà anche “l’anno al femminile”, come ha detto la presidente Piera Detassis, ma la strada è lunga.