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Pinuccio Lovero Yes I Can
Becchino per vocazione, Pinuccio Lovero ha iniziato a lavorare nel cimitero di Mariotto, alle porte di Bitonto: per quasi un anno, il suo primo, nessuno è morto. L'avevamo conosciuto alla Mostra di Venezia nel 2008, con Pinuccio Lovero – Sogno di una morte di mezza estate diretto da Pippo Mezzapesa: forte di uno slogan inesorabile (“Riporterò la morte a Venezia”), trovò notorietà, tv (Bonolis et alii), ma non è durata abbastanza, almeno per le ambizioni di Pinuccio.
Cinque anni dopo, è tornato: al festival di Roma (Prospettive Italia), con Pinuccio Lovero Yes I Can, sempre diretto da Pippo Mezzapesa. Ma ancor prima la novità è un'altra: Pinuccio è sceso in politica, per un posto di consigliere comunale a Bitonto, nella lista di SEL (speciale partecipazione di Nichi Vendola). Decisamente cimiteriale il programma: più loculi (lui dice “oculi”), fontane, verde e pulizia al camposanto, e uno slogan - lui dice “logan” - che non lascia scampo: “Pensa al tuo domani”.
Affiancato dalla fidanzata Anna, che sta per sposare e da cui vorrebbe tanto un figlio, e dagli amici-colleghi del cimitero, Pinuccio fa campagna elettorale: volantini a mo' di santino, il carro da morto per diffondere il messaggio elettorale per le vie di Bitonto (i gesti apotropaici si sprecano…), e via dicendo. Lo conosciamo bene Pinuccio, tra ambi secchi e santi devoti, la banda del paese e le processioni, soprattutto, la voglia di farcela in politica, con un programma che più glocal non si può: sistemare il cimitero per sistemare tutto e tutti. Ci crede, Pinuccio, ma ce la farà?
Una cosa è certa, siamo i benvenuti alla morte della politica, perché Pippo Mezzapesa passa in rassegna anche altri candidati: al confronto, l'attore-becchino prestato alla politica sembra un gigante. Una cosa però è in comune: tutti fanno morire dal ridere, e l'aspetto docu prevale sempre sulla fiction, questo è il bello.
Non mancano implicazioni socio-politiche e interessanti riflessioni sulla caducità e illusorietà della celebrità, soprattutto, non manca una comicità contagiosa, inesorabile, ghiotta: davvero, si muore dal ridere, come mai a questo settimo festival di Roma. Dunque, grazie Pinuccio, grazie Mezzapesa, che fa ancora meglio di quattro anni fa, e un messaggio alla distribuzione: chi avrà non il coraggio - non serve - ma l'intelligenza di portarcelo in sala? Del doman non v'è certezza, già…