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"Il mondo ti guarda, se lo guardi". Ecco, la serie Zero ha deciso di guardare, e soprattutto far guardare, un mondo invisibile: un ragazzo afroitaliano di seconda generazione, un rider che vive a Milano.
Otto episodi, dal 21 aprile su Netflix, che sono il primo passo verso un futuro di inclusione e valorizzazione della differenza. La serie è scritta dal giovane autore Antonio Dikele Distefano ed è liberamente tratta dal suo romanzo Non ho mai avuto la mia età (edito da Mondadori).
"Ancora oggi ci chiamano i nuovi italiani- racconta-. C'è sempre questa politica del non siamo pronti. Semplicemente perché non si vuole che le cose cambino. Zero è l'inizio di un processo di cambiamento. Le serie teen attuali non rappresentano e non raccontano l'Italia di oggi. Non ci sono mai ragazzi neri o cinesi. Le cose cambiano anche attraverso il business".
Nel cast tanti i giovani talenti italiani di prima e seconda generazione: Giuseppe Dave Seke, che interpreta il protagonista Zero, Haroun Fall (Sharif), Beatrice Grannò (Anna), Richard Dylan Magon (Momo), Daniela Scattolin (Sara), Madior Fall (Inno), Virginia Diop (Awa) e molti altri.
"Zero è una grande opportunità per tutte le seconde generazioni e può dare spazio a tutte le storie che devono essere ancora raccontate. Il mondo va molto veloce e ci sono stati tanti cambiamenti, che non si possono fermare", dice Giuseppe Dave Seke.
Prodotta da Fabula Pictures con la partecipazione di Red Joint Film, la serie è creata da Menotti (Lo chiamavano Jeeg Robot) insieme a Stefano Voltaggio, Massimo Vavassori, Lisandro Monaco e Carolina Cavalli ed è diretta da Paola Randi (primo e terzo episodio), Ivan Silvestrini (secondo episodio), Margherita Ferri (quarto e quinto episodio) e Mohamed Hossameldin (sesto, settimo e ottavo episodio).
"Zero parla a tutti i ragazzi e non solo a quelli neri", sottolinea Antonio Dikele Distefano (classe 1992), nato a Busto Arsizio da genitori angolani, e grande appassionato di manga giapponesi, nonché di musica hip-hop (ha composto anche alcuni brani con lo pseudonimo di "Nashy").
"All'inizio tutti pensavano che fosse impossibile fare una serie del genere in Italia- racconta-. Mi dicevano che non c'erano attori e registi neri. Ecco, Zero vuole essere l'inizio della rappresentanza delle persone nere all'interno del cinema. E' il primo progetto con persone di seconda generazione. La cosa che ci accomuna non è il colore della pelle, ma le emozioni che proviamo", precisa Antonio Dikele Distefano.
Nella serie un ragazzo nella periferia milanese, che si sente invisibile, diventa un supereroe. Il suo super potere sarà proprio la sua invisibilità.
"In questa storia c'è dentro un po' della mia biografia. Racconto chi impara ad accettare la propria diversità. A Roma, nel quartiere Prati, ero l'unico nero nel mio palazzo. All'inizio le persone mi guardavano un po' male, poi, dopo una settimana, si sono iniziate a sciogliere. Il mio vicino di casa non mi chiamerà mai negro, ma sempre Antonio", dice Antonio Dikele Distefano. Infine specifica: "Non mi piace usare il termine diversity. Zero è la prima serie che racconta la normalità. Oggi le domande in conferenza stampa sono legate al fatto che i protagonisti sono neri. La vera svolta avverrà quando si parlerà dei contenuti e non di questo. Lì avremo vinto perché sarà normale e ci sarà anche un cambiamento nel linguaggio".
A scandire il ritmo di una storia "di strada" milanese anche un'importante colonna sonora che vede la presenza di diversi autori. Tra i brani principali presenti un inedito di Mahmood e Red Bull 64 Bars x Zero di Marracash. Il compositore delle musiche è Yakamoto Kotzuga.
"Netflix ha a cuore il tema dell'inclusione e della diversity. Desideriamo avere storie nuove e inedite che ancora non sono state raccontate", conclude llaria Castiglioni, manager Netflix per le serie originali italiane.