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Nel numero di giugno 2000 della Rivista del Cinematografo, all'interno di uno speciale dedicato alla rinascita del cinema italiano, dall'alto della sua lunghissima esperienza sul grande schermo, l'allora settantasettenne Vittorio Gassman rispose ad alcune domande di Paolo Aleotti.
Questa intervista, se non l'ultima, è sicuramente una delle ultime testimonianze rilasciate da questo grandissimo attore, scomparso il 29 giugno di vent'anni fa. La ripubblichiamo in questa occasione, per ricordare e omaggiare una delle presenze più imponenti e importanti del nostro cinema.
Vittorio Gassman: sono ottimista
di Paolo Aleotti
Vittorio Gassman, torneranno i tempi d'oro?
Meglio essere prudenti. Oggi andiamo già meglio di qualche tempo fa. E' confermato che i nostri registi, anche giovani, hanno talento. Quello che ci manca è un po' il respiro internazionale. Abbiamo perso molti mercati, li avevamo, che devo dirle, spero che sapremo riconquistarli. Anche se ora sono i giovani che devono spingere, io ho fatto la mia parte.
L'America riscopre Profumo di donna di Dino Risi, il New York Times grida al capolavoro e usa parole molto lusinghiere per Gassman. Dobbiamo ricorrere ancora una volta ai mostri sacri per essere apprezzati all'estero?
Non del tutto. Credo che rassegne come questa al MOMA (Museum of Modern Art di NewYork) restituiscano il maltolto a pellicole meritorie e maldistribuite. Per il resto, certo, questo è un momento molto particolare per la cinematografia italiana. Non manchiamo di problemi, su tutti i piani; ma io sono abbastanza ottimista e, in fondo, credo che negli ultimi anni si possa trovare qualche traccia di risorgenza, certo, non da paragonare alla fioritura enorme degli anni '50, '60, e di parte degli anni '70.
Ma lei che conosce tanto bene l'America, che sa a memoria l'arte di penetrare il pubblico e i mercati, non ha mai pensato di fare di più in questo senso, magari come regista, per aiutare l'Italia a conquistare questo mercato?
La ringrazio, forse lo avrei anche fatto volentieri.
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