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“Sono onorato di incontrare un atleta non solo viola e giallorosso, ma mondiale” esordisce Carlo Verdone, a sua volta simbolo di romanità nel cinema, che festeggia l’arrivo attraverso Alice nella Città del documentario di Pablo Benedetti, El Numero Nueve - Gabriel Batistuta. “Vedere correre Batistuta era uno spettacolo di potenza eleganza e precisione” prosegue Carlo, con la voce ai limiti della commozione.
Anche Gabriel Omar Batistuta, da parte sua, è visibilmente emozionato e non lo nasconde. “Qui a Roma sono stato sempre trattato benissimo, per due anni intensissimi, con la vittoria e tanti sacrifici, ma un bilancio assolutamente positivo. In fondo” riflette il campione di Roma, Fiorentina e Inter, “oggi ci ritroviamo, vent’anni dopo, in una sala piena di gente calorosa”.
Con grande trasporto e la consueta simpatia, Verdone ricorda la giornata magica dello scudetto romano. “Con mio figlio siamo entrati nello spogliatoio e, non visti, abbiamo rubato l’accappatoio di Candela!”. La conoscenza con il calciatore, tuttavia, è sfuggita per molto tempo.
A proposito, “Avere persone vicine è fondamentale in quei momenti” spiega Batistuta. “Mi sentivo responsabile verso i tifosi. Sono stato fortunato ad incontrare mia moglie Irina, che mi ha sempre visto per quello che ero, mi ha capito e sostenuto. Senza di lei non avrei ottenuto tutto questo”.
E con questo, include anche il premio alla carriera consegnato da Lorenzo Dallari della Lega Calcio, primo di questa stagione, a novant'anni (1929) dall'inizio della Serie A. "Nell'Olimpo dei calciatori" dichiara, "Gabriel non poteva proprio mancare!".
Si torna poi a curiosità di Verdone, in realtà di tutti. “Il difensore che ti ha fatto soffrire di più?” chiede Carlo. “Samuel” risponde Bati-gol, “ero contento che giocassimo insieme. Ma anche Maldini era un fenomeno”. E non solo di calcio, si parla, ma anche di cinema. Quali sono i film preferiti di Batistuta? “Irina e i miei figli sono i veri appassionati del grande schermo. Io amo i film che raccontano qualcosa di accaduto realmente”.
Un’esperienza intensa e meravigliosa” aggiunge, in chiusura, il regista Pablo Benedetti. “Gabriel ha una storia che è già di per sé una sceneggiatura. E lui è una persona vera che richiede molto ma dà ancora di più”.