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Il filo invisibile
C’è un filo invisibile, anzi ci sono dei fili invisibili che legano le persone. Questo Filo invisibile è quello che lega il sedicenne Leone (Francesco Gheghi) ai suoi due papà: Simone (Francesco Scianna) e Paolo (Filippo Timi). Nato grazie a Tilly (Jodhi May), una donna americana che ha aiutato i suoi genitori a farlo venire al mondo, Leone poi è cresciuto in Italia vivendo in prima persona anche le lotte per i diritti a cui la sua famiglia ha partecipato.
“È un film in parte politico, che affronta un tema conflittuale. Ho voluto comunque lasciare la parte più ideologica sullo sfondo”, dice il regista Marco Simon Puccioni, che dopo tanti documentari (Il colore delle parole; Prima di tutto e Tuttinsieme) dirige questa commedia su una famiglia “sospesa che lotta per avere un riconoscimento dallo Stato”.
L’argomento è più che mai attuale e l’intento è quello di fare arrivare il tema a un pubblico che sia il più ampio possibile per cui il film, prodotto da Viola Prestieri e Valeria Golino, andrà in sala il 21-22-23 febbraio e poi su Netflix dal 4 marzo.
“Questo è un film che è davvero urgente perché la società è già cambiata profondamente. Ma ancora si ha paura di quello che non si conosce profondamente”, commenta Filippo Timi. E Francesco Scianna: “In questo film mi sono messo al servizio del personaggio con i suoi desideri, i suoi conflitti e le sue passioni. La commedia è una chiave intelligente per scardinare i pregiudizi ed abbracciare più persone. È bellissimo fare parte di un progetto così importante”.
Nel cast anche tanti giovani: Giulia Maenza, Oscar Matteo Giuggioli ed Emanuele Maria Di Stefano, nei panni di alcuni amici di Leone.
“Sono stato davvero fortunato perché mi sono trovato molto bene sul set. E poi ho avuto la fortuna di fidanzarmi con Giulia Maenza, non solo nel film, ma anche nella vita. Ho scoperto l’amore per la prima volta”, dice Francesco Gheghi, giovanissimo attore già protagonista di diversi film (Io sono tempesta; Mio fratello rincorre i dinosauri; PadreNostro).
Sul personaggio di Leone il regista racconta: “Tante storie mi sono servite da modello e da ispirazione. Ho riflettuto su come si possa vivere il fatto di essere figli di due genitori omosessuali e su come questo possa influenzare la percezione che gli altri hanno di te”. E sulla coppia: “Simone e Paolo sono una coppia che cerca di vivere in maniera autentica. Non c’è un happy ending. Sono due persone che prendono atto che la vita va avanti e che l’amore iniziale nel corso del tempo è cambiato. Penso, come i personaggi del film, che nella vita bisogna essere autentici e veri con le proprie emozioni e che non bisogna reprimersi”.
Ne Il filo invisibile si parla anche di kintsugi, letteralmente “riparare con l’oro”, una tecnica di restauro ideata dai ceramisti giapponesi alla fine del 1400 per riparare le tazze in ceramica per la cerimonia del tè. “Spesso tendiamo a coprire le nostre fragilità, mentre le ferite sono il nostro oro”, dice Francesco Scianna. E il regista aggiunge: “Da sempre le cose più importanti della vita sono invisibili e non sono tangibili. E questo è quello che ci rende profondamente umani. Sono fili intangibili che ci legano e danno senso alla vita”.
Infine conclude: “Mi auguro che prima o poi siano riconosciuti i diritti di tutti i cittadini. Lo Stato non dovrebbe porsi come ostacolo per la ricerca della propria felicità. Questo è un problema politico e bisogna capire quali saranno le priorità elettorali. C’è poca preparazione da parte delle persone che hanno scritto le leggi, basta pensare al fallimento del ddl Zan. Non sappiamo come evolverà la situazione, ma io mi auguro che ci sarà la possibilità di adottare per le coppie omosessuali”.