PHOTO
“Non so dare una definizione precisa di oscenità, è una questione troppo difficile da affrontare: il mio intento è quello di mettere in discussione il fatto che una scena di sesso possa essere considerata scabrosa o meno. Per me non lo è. Piuttosto ritengo veramente osceno il fatto che qualcuno che detiene il potere lo possa esercitare per abusare di altri esseri umani. Questa per me è oscenità. Ma non è l’unica, ce ne potrebbero essere molte altre, lo spettro è abbastanza ampio”.
Radu Jude – fresco vincitore dell’Orso d’Oro alla 71ma Berlinale – presenta il suo Bad Luck Banging or Loony Porn, film acquisito da Lucky Red che dal 16 aprile sarà disponibile in Italia (primo paese al mondo in cui uscirà, seppur in piattaforma, in attesa della riapertura delle sale) su MioCinema, accompagnato da una retrospettiva sul regista rumeno (4 i titoli scelti: Aferim!, 2015, Dead Nation, 2017, I Do Not Care If We Go Down In History As Barbarians, 2018, Uppercase Print, 2020) curata da Nicoletta Romeo del Trieste Film Festival, kermesse che in passato ha ospitato i lavori del cineasta.
Il film segue la vicenda di Emi (Katia Pascariu), insegnante scolastica che vede minacciata la sua carriera e la sua reputazione dopo che un suo filmato erotico privato viene diffuso su Internet. Costretta a confrontarsi con i genitori dei suoi allievi che ne chiedono le dimissioni, Emi si rifiuta di cedere alle loro pressioni.
Diviso in capitoli (1. Strada a senso unico; 2. Breve dizionario di aneddoti, simboli e meraviglie; 3. Prassi e allusioni; 4. Tre possibili finali) Bad Luck Banging or Loony Porn è acuta e irriverente riflessione che mette in contrapposizione l’oscenità di una società capace di peggiorare nel tempo alla presunta oscenità di un atto che perde la dimensione del privato nel momento in cui viene gettato alla mercé di sguardi lobotomizzati e pruriginosi.
“Ormai si è perso di vista il confine tra ciò che è privato e ciò che è pubblico. Per me è inquietante, sono sempre scioccato quando apro Internet e vedo mie fotografie diventate di dominio pubblico quando magari mi ritrovo in contesti privati”, sottolinea Jude.
Bad Luck Banging or Loony Porn - Babardeală cu bucluc sau porno balamuc - cr. Silviu Ghetie microFilmE proprio quel filmino privato, senza censure, di un amplesso focoso e consenziente, ormai di dominio pubblico, diviene il prologo segnante dell’intera opera, che in piattaforma arriverà nella sua versione integrale, mentre magari più avanti, in eventuali passaggi televisivi, subirà dei tagli: “In Romania il film non è ancora uscito, dovrebbe essere distribuito tra tre settimane. È circolata però in rete una versione piratata, non completa peraltro, che non è stata accolta granché bene ma non voglio dare peso alla cosa perché, appunto, non era il film finito. Immagino che in alcuni paesi se sarà trasmesso in tv il film sarà oggetto di censura, non ci posso far nulla. Mi pare assurdo che si possano vedere scene di sparatorie senza problemi mentre due adulti che fanno sesso rappresentano un problema. Nelle scene che verranno censurate comunque metterò uno sfondo nero con un codice QR così lo spettatore col telefonino potrà accedere a quelle sequenze oscurate”, dice il regista, che proprio in merito alla sequenza hard precisa: “L’attrice protagonista, Katia Pascariu, non aveva problemi con la nudità, anche se le situazioni più spinte sono state interpretate da due attori porno professionisti. Quella peraltro è l’unica parte del film che abbiamo girato prima della pandemia, e per fortuna, perché con quello che è successo dopo non sarebbe stato possibile realizzarla”.
Già, la pandemia: gran parte di Bad Luck Banging or Loony Porn è stato girato per le strade di Bucarest all’indomani del primo lockdown, elemento questo che ha caratterizzato anche dal punto di vista narrativo soprattutto il primo capitolo del film, con la protagonista catturata nel suo girovagare per le strade di una Bucarest polverosa e nevrotica (litigi alle casse del supermercato, litigi per mascherine non indossate a dovere, litigi per macchine posteggiate sui marciapiedi…): “Questa maniera di seguire la protagonista alternando scene di finzione e di realtà rientra se vogliamo nella tradizione del neorealismo italiano e della nouvelle vague francese”, dice ancora Radu Jude, che aggiunge: “Seguirla da un quartiere più periferico verso il centro della città è servito a mostrare le storture, i rumori, i cantieri, le tensioni, i problemi quotidiani anche comuni a tutte le grandi metropoli del mondo, anche per mettere in risalto quello che trent’anni dopo la fine della dittatura è successo a Bucarest, la maniera incivile in cui stiamo trattando l’ambiente, le differenze di classe, l’individualismo sfrenato di una società che è frutto di quanto abbiamo fatto finora”.
La seconda parte del film è invece un intermezzo insieme grottesco e potentissimo, che passa in rassegna le aberrazioni e le ipocrisie di una Romania impresentabile dal punto di vista storico, politico, sociale: “Sono immagini di repertorio montate insieme a varie citazioni, di filosofi e quant’altro, anche di autori di libri sul cinema, perché io non so se il cinema possa davvero aiutarci, ma sono convinto che oltre ad essere una semplice forma d’intrattenimento debba essere anche uno strumento di pensiero, in grado di farci guardare il mondo con occhi diversi, per aiutarci a capirlo mentre lo osserviamo con sguardo differente”, spiega il regista.
Da qui, allora, la scelta di destrutturare l’opera rispetto ai canoni abituali della forma film: “Non ho nulla contro la drammaturgia organizzata teorizzata da Hollywood, ma non può valere per tutte le storie che vogliamo raccontare. Se guardiamo gli schizzi preparatori di alcuni pittori può capitare che li troviamo forse più moderni dell’opera finita: ho pensato fosse giusto che il mio film fosse così. Per renderlo più organizzato avrei dovuto togliere un sacco di cose, ho preferito invece optare per questa destrutturazione, perché in questo modo l’opera non affronta più solamente la storia del singolo, della professoressa, ma con questa impostazione era possibile allargare il campo a tutt’altro, potendo raccontare molto di più”.
BAD_LUCK_BANGING_OR_LOONY_PORN_Still_2_©Micro_Film_photo_Silviu_GhetieLa terza parte del film, infine, è la rappresentazione del processo che Emi subirà dai genitori dei suoi alunni: “L’abbiamo immaginata come una sitcom, dove spesso si sentono le voci fuori campo e in questo caso riflettono un po’ i commenti che oggi si fanno sui social network. Non appena si posta un messaggio subito si sovrappongono numerose reaction, positive e negative, una massa indistinta, le interazioni online, che non possiamo in nessun modo paragonare alle interazioni normali che si possono stabilire tra le persone”, dice ancora Jude.
Tra le accuse che subisce l’insegnante c’è anche quella di aver perso credibilità agli occhi dei propri studenti: “Anche questo è un concetto che meriterebbe una riflessione. Ormai viviamo all’interno di società, di gruppi, dove siamo chiamati ad accettare ed essere accettati. Quello che mi preoccupa, ed è una cosa che noto soprattutto da padre di un sedicenne, è la pressione che si viene a creare all’interno di determinati gruppi: questi ragazzi sembra siano sempre in cerca di approvazione, e anche questo credo dipenda molto dalle interazioni online, che determinano troppo rapidamente un giudizio, o un’accusa. È molto pericoloso, perché appena si hanno idee che dissentono leggermente dalla maggioranza si viene bannati o insultati. La minima differenza di opinione viene subito sottolineata e si arriva a commenti violenti. E questa divisione ideologica fa sì che diventi paradossalmente necessario perdere di credibilità all’interno di questi gruppi, in modo tale da poter esprimere il proprio libero pensiero”.
Radu Jude sarà protagonista dell’evento di presentazione del film, venerdì 16 aprile alle 20.30 su MioCinema, insieme a Nicoletta Romeo, direttrice del Trieste Film Festival assieme a Fabrizio Grosoli.