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Marta Nieto ed Edoardo Leo in una scena del film - Foto AndreaMiconi
“Spesso c’è più paura a lasciarsi che voglia di stare insieme. E dopo tanti anni di convivenza ti poni questa domanda. Tra l’altro il lockdown e la convivenza forzata tra le coppie hanno accelerato questo meccanismo di confronto tra un uomo e una donna”. A parlare è Edoardo Leo alla presentazione di Lasciarsi un giorno a Roma, film da lui diretto e interpretato, in uscita il primo gennaio in prima tv assoluta su Sky Cinema e in streaming su Now. “Ho provato a indagare dentro le pieghe della difficoltà di separarsi”, prosegue Leo, qui nei panni di Tommaso, uno scrittore fidanzato da anni con una ragazza spagnola di nome Zoe (Marta Nieto). Nel cast anche Claudia Gerini e Stefano Fresi, nei panni di una coppia di amici altrettanto in crisi, lei sindaca di Roma che pensa solo al lavoro e lui nelle vesti del vicepreside di un liceo e di mammo.
“Ho scritto prima il 60% della sceneggiatura e poi ho cercato gli attori- dice Leo, che ha scritto questo film insieme a Marco Bonini, Damiano Bruè e Lisa Ricciardi, e che nel corso della scrittura si è confrontato a lungo con le due protagoniste femminili. “Questo è un film sentimentale che parla di sentimenti in modo anche un po’ cinico e profondo- spiega-. Non c’è l’happy end e devo dire che spesso questo crea malumore nei produttori. In questo caso invece (ndr. Il film è stato prodotto da Antonia Nava e Giulio Steve e da Italian International Film- Fulvia e Federica Lucisano- con Vision Distribution) mi hanno sostenuto nel non farlo per forza finire bene. La storia è aderente alla realtà e rispecchia i tempi, raccontando anche il percorso amaro delle coppie, e le donne interpretate da Marta Nieto e Claudia Gerini sono molto contemporanee”.
“Ho imparato molto dal mio personaggio. Una donna complessa, ambiziosa, che ama il suo lavoro e che al tempo stesso è sensibile. Non è più innamorata di lui e si rende conto che sta scappando dalla realtà e che non vuole più starci insieme”, dice Marte Nieto. E Claudia Gerini: “La mia è una donna che non ha tempo di ricoprire perfettamente il ruolo dell’angelo del focolare. Questo è un film rivoluzionario nel quale sono raccontate donne forti, competenti, importanti e contemporaneamente fragili. È difficile vedere un film nel quale le figure femminili possono essere equiparate e paragonate davvero a quelle maschili. Gli uomini si devono in qualche modo emancipare da loro stessi”. “Bisogna adeguarsi ai cambiamenti e nelle coppie bisogna che ci si trasformi. È un processo evolutivo necessario”, aggiunge Stefano Fresi.
E sul ribaltamento dei ruoli tra uomo e donna. “Purtroppo non ci sono ancora nella realtà abbastanza donne nei posti che contano- dice Edoardo Leo-. Gli uomini devono ancora rieducarsi emotivamente per stare accanto a donne emancipate. Ho sostenuto la disparità e non per questo mi sono sentito sminuito”.
Nel film riveste un ruolo importante anche Roma. “Roma è un grande teatro romantico. Dopo il lockdown era deserta e sembrava un’altra città. Ho girato a Piazza Navona e sul battello sul Tevere e in tanti altri luoghi meravigliosi”.
Infine Claudia Gerini: “Spesso si va in analisi per lasciarsi. Io penso che l’amore che uno semina non finisca in un buco nero. Se finisce non è colpa di nessuno. Succede. Le cose cambiano ed evolvono. Trasversalmente questo film riguarda chiunque è stato innamorato e in coppia e dà ispirazione alle proprie vite. Il vero compito del cinema è lasciare spunti di riflessione”. Infine Edoardo Leo conclude: “È difficile accettare e prendere atto che le cose finiscono, ma è sano”.