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"Anche quando Roma è stata avversata e combattuta, Gigi Proietti è stato amato dal grande pubblico di ogni parte del nostro Paese. Perché è stato ironico, non retorico. Intelligente, e critico. Non era necessario aver letto Pascarella, o Trilussa, o avere ascoltato Petrolini: lui ce li ha portati a domicilio, sempre bussando educatamente alla porta, ed era un piacere farlo entrare. La sua romanità sapeva imparare dal Belli, da Gassman, come dal vicino di casa: era un gran modo di descrivere una realtà controversa, un quotidiano contraddittorio, una conquista oppure un fallimento. La riproduzione audiovisiva delle sue performance ci permetterà di non perderlo, e questo è un privilegio del nostro tempo, ma la sua voce si è spenta per sempre, e questa è la dolorosa prova della morte. Il silenzio della voce di Gigi Proietti rende più povera la nostra nazione. Tutti però abbiamo la certezza che non è stato sprecato il tempo della sua vita, anche quello di uno scherzo o di una "vassallata". Perché alla sua scuola si sono formati nuovi talenti, giovani che ora dovranno dimostrare di essere all'altezza degli insegnamenti e dell'esperienza del Maestro".
Lo scrive su Lastampa.it l'ex sindaco di Roma e presidente Anica Francesco Rutelli commentando la scomparsa di Gigi Proietti.