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Monica Vitti ha avuto tante vite. Nata Maria Luisa Ceciarelli, si scelse un nome d’arte che omaggiava il cognome della mamma prematuramente scomparsa (Vittiglia), attraverso l’Accademia arrivò al teatro, si avvicinò al doppiaggio (la possiamo sentire in I soliti ignoti, Accattone e soprattutto ne Il grido, dove dà la voce a Dorian Gray) e conobbe Michelangelo Antonioni.
Ne divenne la musa, volto dell’incomunicabilità in una trilogia passata alla storia (L’avventura, La notte, L’eclisse), e insieme sperimentarono l’avventura del colore (Deserto rosso). Dal dramma passò alla commedia: un’altra vita, unica colonnella del plotone di mattatori, incoronata da un’industria che trovò in lei un modello femminile rivoluzionario.
Monica è un genio, una bellezza esaltata dal talento e viceversa: sfiora l’Oscar con La ragazza con la pistola, fa coppia con Alberto Sordi, attraversa da funambola le epoche storiche e i ceti sociali. Si costruiscono film incardinati sulla sua presenza, domina il box office degli anni Settanta: nessuna come lei ha un pari carisma divistico, la stessa credibilità nei generi, quel patto di fiducia con il pubblico.
Anni Ottanta, un’altra vita: femminista nei fatti, si fa autrice di se stessa (da Flirt a Scandalo segreto), torna in teatro, gioca con la televisione. Se il cinema è diventato troppo piccolo per la sua grandezza, tanto vale godersi la gloria passata. David su David, Nastri giusti, Globi e Grolle a pioggia, Leone d’Oro dovuto a una carriera impareggiabile. Quando svanisce è già un monumento.
Ammirata da tutti, ha inventato un modo d’essere attrice e lo sanno le allieve che la vedono come mito a cui ispirarsi. Le nuove generazioni la celebrano, le dedicano libri (E siccome lei di Monica Marangoni), la riscoprono nei film che l’hanno resa icona. Oggi Monica vive un’altra vita, in un posto che solo lei conosce. Noi continueremo ad amarla.
Per riscoprirne ancora una volta il genio, i dieci migliori film con Monica Vitti da rivedere sulle piattaforme digitali.
Avvertenza: ci sono assenze di peso - capolavori d'autore (L'eclisse), gemme da riscoprire (Ti ho sposato per allegria), classici pop (Polvere di stelle), l'interesssantissima opera prima che è anche il suo ultimo film (Scandalo segreto), ma al momento non sono presenti nei cataloghi presi in considerazione (perlomeno non legalmente).
1. L'AVVENTURA (1960) di Michelangelo Antonioni (disponibile su Rakuten TV)
Un'idea di cinema, un'opera seminale, una folgorazione che perdura da oltre sessant'anni. Secondo Martin Scorsese: “Se guardate bene c’è una narrativa di luce, spazio, oscurità, che sembra arte analitica. Mette in scena uno dei finali più belli in assoluto, piango ogni volta che lo guardo”. Di questo giallo alla rovescia si è detto tutto; noi allora parliamo di Monica Vitti. Che diventa protagonista senza essere annunciata tale e in questo slittamento costruisce un personaggio che restituisce una vita: l'ansia dell'ignoto, il tradimento di un fantasma, l'accettazione della solitudine, la dissolvenza nell'alienazione. Un volto che è svelamento e mistero.
2. LA NOTTE (1961) di Michelangelo Antonioni (disponibile su RaiPlay, Rakuten TV, Chili)
Anche qui, nel secondo capitolo della cosiddetta trilogia dell'incomunicabilità (si chiude con L'ECLISSE, ancora incredibilmente accecante), Vitti non è la protagonista. Poi a un certo appare, a storia ormai inoltrata, acciambellata sul pavimento a scacchi bianchi e neri, intenta a lanciare un portacipria verso una vittoria fine a se stessa, e s'impossessa del film. “Io non voglio ringiovanire”, dice colei che con il suo registratore riavvolge e cancella le parole per negare la possibilità di un ricordo indelebile, nella speranza di poter scrivere un altro futuro. Una ragazza interrotta, che annulla nel nichilismo, forse un angelo della morte, forse un angelo e basta.
3. DESERTO ROSSO (1964) di Michelangelo Antonioni (disponibile su Infinity TV)
Il primo film a colori di Antonioni: per qualcuno è il "primo film a colori della storia". A partire da una crisi depressiva che attraversò Vitti, il regista ebbe l'intuizione che la nevrosi di una persona si riflette anche nell'universo: i colori hanno una funzione soggettiva e il disfacimento interiore corrisponde con quella della società dei consumi. Plastico e cerebrale, straniante e ostico, agli annali quel “Mi fanno male i capelli” preso da Amalia Rosselli. La coppia si separa: per entrambi è la fine di un ciclo. Torneranno insieme nel 1980, per sperimentare le frontiere dell'elettronica nel televisivo IL MISTERO DI OBERWALD (su RaiPlay).
4. LA RAGAZZA CON LA PISTOLA (1968) di Mario Monicelli (disponibile su Prime Video)
Non è la prima commedia di Vitti (aveva fatto faville negli episodi de ALTA INFEDELTÀ, LE BAMBOLE e LE FATE e soprattutto in TI HO SPOSATO PER ALLEGRIA) ma è la prova che determina definitivamente una nuova fase, con un ruolo che ne rivela la potenza comica, la modernità espressiva, la capacità di mutuare il dramma nella farsa. Su sceneggiatura di Rodolfo Sonego (già decisivo per Alberto Sordi, lo è anche per Vitti), Monicelli guarda al Free Cinema e mette in campo temi spericolati per un cinema molto maschile come il nostro, dal delitto d'onore all'emancipazione femminile. E l'attrice diventa il volto di una rivoluzione.
5. AMORE MIO AIUTAMI (1969) di Alberto Sordi (disponibile su Raro Video)
Storia di un matrimonio all’epoca del dibattito sul divorzio, commedia di costume e mélo sulla fine di un amore, è il racconto di una crisi coniugale incardinato su uno schema inesorabile: la noia della vita borghese, il tradimento per ravvivare il ménage, le conseguenze del dolore. La coppia si frantuma perché, negli anni della contestazione e del divorzio, decide di lasciarsi travolgere dagli eventi. Vitti ha uno dei ruoli più complessi – se non della carriera – almeno del passaggio dal dramma alla commedia: moglie immatura e capricciosa, rende visibile come i temi di Antonioni possano essere modulati in chiave umoristica.
6. DRAMMA DELLA GELOSIA (1970) di Ettore Scola (disponibile su RaiPlay e Prime Video)
“Quanno che manca la volontà di vivere, la scienza è impotente”. Ricognizione umoristica sulla cultura popolare nello spazio di un triangolo romantico. Storia buffa e rocambolesca, che si prende gioco del linguaggio dei fotoromanzi dentro un’atmosfera stralunata radicata nei sogni e nei bisogni di un proletariato travolto dalle conseguenze dell’amore. Tra ricordi e derive oniriche, nelle corsie d’ospedali e sul banco degli imputati, pizze a forma di cuore e monologhi allo specchio, picnic negli immondezzai e le case eleganti dei cafoni arricchiti. In una interpretazione spettacolare, Monica splende, luminosa e selvaggia, e infila battute da annali.
7. NINÌ TIRABUSCIÒ, LA DONNA CHE INVENTÒ LA MOSSA (1970) di Marcello Fondato (disponibile su RaiPlay e Prime Video)
Non era un gran regista, Fondato, un affidabile direttore d'attrici, eppure generalmente un po' calante nella tenuta del ritmo, responsabile di commedie molto legate all'aria del tempo. Per certi versi - la confezione extra lusso, il cast all stars - fa eccezione questa rievocazione della bella époque tra Roma e Napoli, sorta di biopic libero e divertito della sciantosa Maria Campi, ideatrice della cosiddetta Mossa che infiammò il pubblico del primo Novecento. Con un'esuberanza lasciata a briglie sciolte ma funzionale al ruolo, Vitti regge il film sulle sue spalle e converte il film in one woman show come pochi altri nel cinema italiano.
8, GLI ORDINI SONO ORDINI (1972) di Franco Giraldi (disponibile su RaiPlay)
Disponibile a misurarsi con registi alternativi ai soliti maestri, Vitti girò due commedie con Giraldi (l'altra è LA SUPERTESTIMONE, sempre su RaiPlay). Regista umile e appartato, natali carsici e cuore triestino, Giraldi ha portato nel cinema romanocentrico l'umore di un ironico e malinconico mitteleuropeo. Insieme alla protagonista, usa un racconto per Moravia per continuare a tradurre le atmosfere alla Antonioni con sorridente ferocia. E lei, piena di intelligenza e acume, s'accorda perfettamente al registro dando spessore e profondità al personaggio di una borghese smarrita che si ribella al marito dominante e capisce di poterne fare a meno.
9. TERESA LA LADRA (1973) di Carlo Di Palma (disponibile su Infinity TV)
Sono stati tre i grandi amori di Vitti: Antonioni, il primo; Roberto Russo, il terzo e ultimo, protettivo compagno di vita da decenni. In mezzo, Di Palma, maestro del colore, che per tre volte si è messo dietro la macchina da presa, tutte al servizio della partner. Che benedice il debutto investendo moltissimo di sé. Dal romanzo di Dacia Maraini, sceneggiato da Age e Scarpelli, racconta l'odissea di una povera diavola che si arrangia come può nell'Italia sotto le bombe. Tour de force per l'attrice che, sopperendo alla debolezza del regista, comincia a immaginarsi autrice: non è peregrino pensarla come regista occulta di questa commedia triste.
10. LA TOSCA (1973) di Luigi Magni (disponibile su RaiPlay)
“Mi madre è morta tisica/ tu me farai mori’ de crepacore” gorgheggia Monica, avvinghiata all’amante Gigi Proietti, in uno dei film più belli di Magni (che cresce col tempo). Tra i pochi musical italiani, l'irresistibile versione dell’opera di Sardou by Magni & Trovajoli, si edifica sulla performance generosa, disinibita, emozionante di un'attrice che sembra nata per dare voce e corpo ai tormenti e ai dubbi dell'eroina romantica, esaltando il versante comico che esiste in ogni tragedia e, attraverso la strada dell'ironia dissacrante, approda al commovente finale senza rinunciare al sorriso, alla malinconia, alla tenerezza.