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(Cinematografo.it/Adnkronos) - Il regista Polacco Andrzej Wajda è morto nella notte. Lo riferiscono i media locali. Wajda è stato il cineasta più significativo del suo paese ed ha sempre trattato nelle sue opere la storia complessa e drammatica della Polonia. Il suo ultimo film, Afterimage, sarà presentato venerdì 14 ottobre alla Festa del Cinema di Roma. Il film è un appassionato biopic dedicato a una figura eroica dell’arte moderna, il pittore d’avanguardia Władysław Strzemiński. Uomo di straordinario carisma, personaggio di punta del formalismo polacco prima della seconda guerra mondiale, il pittore fu vittima delle persecuzioni del regime comunista per non aver adeguato la sua arte astratta ai dettami del realismo socialista.
"Afterimage è il ritratto di un uomo integro - aveva detto Wajda - assolutamente sicuro della strada che ha scelto di intraprendere. Il film descrive quattro anni difficili, dal 1949 al 1952, durante i quali la sovietizzazione della Polonia ha assunto le forme più radicali e il realismo socialista è divenuto il modello obbligato di espressione artistica".
Nel ruolo di Strzemiński, il film è interpretato da uno degli attori più amati del cinema polacco, Bogusław Linda, già protagonista di Destino cieco di Krzysztof Kieślowski e di altre pellicole firmate da Wajda come L’uomo di ferro, nominato all’Oscar per il al miglior film straniero, e Pan Tadeusz. Il direttore della fotografia è Paweł Edelman, noto per il suo lavoro ne Il pianista di Roman Polański, per il quale ha vinto il premio César, l’European Film Award e ha conseguito una candidatura all’Oscar.
Wajda, nato a Suwałki il 6 marzo 1926 si è spento a Varsavia. Il suo classico L’uomo di marmo, del 1977, è una critica convinta dello stalinismo nel suo paese: in L’uomo di ferro, del 1981, raccontò la storia degli scioperi che si erano svolti l’anno precedente e la lotta per la nascita di liberi sindacati, Solidarnosc. Il suo penultimo film, Walesa - L’uomo della speranza, uscì nel 2013.
Wajda ha studiato alla scuola di cinema di Lodz e i suoi primi tre film, Generazione (1954), I dannati di Varsavia (1957) e Cenere e diamanti (1958) sono considerati dei classici della 'scuola di cinema polacca'. In questi film, il regista, che aveva partecipato alla resistenza contro l’occupazione tedesca, affronta i temi della guerra e dell’arrivo al potere dei comunisti dopo il 1945.
I media polacchi hanno specificato che Wajda era stato ricoverato in ospedale pochi giorni fa. Cordoglio unanime è stato espresso da attori e registi polacchi e l’Ufficio di presidenza ha definito l’artista in un tweet "regista straordinario". Wajda nel 2006 ha ricevuto un Orso d’Oro alla carriera preceduto nel 2000 da un Oscar anch’esso alla carriera, e nel 2011 l’Ordine dell’Aquila Bianca, la più alta onorificenza della Polonia, un riconoscimento per il ruolo avuto dalla sue opere nell’ispirare il riscatto del Paese dal regime comunista.
Figlio di un ufficiale, studente di pittura, all’Accademia di Belle Arti di Cracovia, prima che di cinema, alla Scuola Nazionale di Lodz, Wajda ha totalizzato quattro nomination all’Oscar, per il miglior film straniero, con La terra della grande promessa (1974), Le signorine di Wilko (1979), L'uomo d’acciaio (1981) e Katyn (2007). Fra le sue opere anche un film su Janusz Korczak (Korczak, 1990), scrittore e pedagogo ucciso nel campo di concentramento nazista di Treblinka insieme con gli orfani che aveva accudito nel ghetto di Varsavia.
In Katyn (2007) aveva raccontato la storia delle migliaia di ufficiali polacchi fucilati dai servizi segreti sovietici nel 1940. Una vicenda, questa, che lo aveva toccato personalmente perchè tra le vittime vi era stato anche suo padre, ufficiale della cavalleria. Wajda è stato sposato quattro volte, la sua seconda moglie è stata la popolare attrice Beata Tyszkiewicz, da cui ha avuto la figlia Karolina (nata nel 1967). La sua quarta moglie è l’attrice e costumista Krystyna Zachwatowicz. Il regista ha anche compiuto una breve incursione in politica con l’elezione a senatore all’inzio degli anni ’90.