Oggi Alain Delon compie 85 anni. Lo festeggiamo riproponendo l'articolo che Luca Pallanch scrisse sulla Rivista del Cinematografo in occasione del suo settantesimo compleanno.

 

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Il ruggito del leone stanco

di Luca Pallanch (Rivista del Cinematografo, novembre 2005)

Alaindelon, senza pause, senza esitazioni, una sola parola, come compete alle star entrate nel cuore della gente. Nome e cognome intrinsecamente legati, pronunciati senza prendere fiato e sospesi da sempre nella nostra memoria. Ci hanno accompagnato per più di quarant’anni al pari di altri nomi non meno leggendari, come brigittebardot, tanto per rimanere in Francia, evocando una grandezza mai scalfita da nessuna pellicola, anche se modesta, da nessun scandalo, da nessuna provocazione, da nessun silenzio.

Alaindelon è sempre lì, solo con altre star, in un luogo scavato nella gloria, dove l’unica porta conduce all’immortalità. Un’aura di leggenda ne ha sempre accompagnato, e in qualche modo, mistificato, le gesta, staccandolo progressivamente dalla sua professione di attore per trasformarlo in un personaggio buono per ogni stagione, in grado, con la stessa leggerezza, di passare dalle pagine della cultura a quelle della cronaca nera, dalle pagine di costume a quelle della cronaca rosa.

Alaindelon nasce star nel paese dove è nato il cinema, negli anni in cui la Nouvelle Vague lo ha rinnovato completamente. Jean-Pierre Melville, che lo conosceva bene per averlo diretto in tre film, Frank Costello faccia d’angeloI senza nome e Notte sulla città, diceva di lui: “È l’ultima star che io conosca; per la Francia, è ovvio, ma parlo di tutto il mondo”. Una rapida ascesa, come si compete ai giovani leoni, Delitto in pieno sole di René Clément, Rocco e i suoi fratelli di Visconti e infine Il Gattopardo, il film che lo incorona, dove è Tancredi, bello, simpatico, brillante, spavaldo, coraggioso, persino fortunato.

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