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Piera Degli Esposti - foto di Pietro Coccia
Piera Degli Esposti ci ha lasciati a 83 anni, in quella Roma che le aveva dato i secondi natali (era nata a Bologna) e il proscenio di una carriera indimenticabile. Pasolini, Wertmuller, Taviani, Bellocchio, Tornatore e Sorrentino, l’hanno diretta e unanimamente amata, anche se il colpo a cuore rimase sempre Marco Ferreri, che con lei non avrebbe mai lavorato pur portandone sul grande schermo la bio, Storia di Piera, adattamento del romanzo di Dacia Maraini sulla complicata vita dell’attrice.
E poi tanto buon teatro (“L’albero dell’immaginazione” lo definì una volta), dove è stata interprete magnifica di Berenice di Racine, Madre coraggio e Molly cara dall’Ulisse di Joyce, in una irripetibile stagione in cui fa capolino anche l’incontro con Eduardo De Filippo e quell’investitura “ecco il verbo nuovo” che avrebbe fatto tremare i polsi a chiunque, meno che a lei.
Piera Degli Esposti ha fatto parte della “categoria degli irraggiungibili”, per dirla con Paolo Sorrentino, che così la descrive nel documentario di Peter Marcias Tutte le storie di Piera, un lavoro oggi anche più prezioso che raccoglie aneddoti e opinioni di artisti che ne hanno accompagnato vita e carriera.
Anche noi abbiamo avuto il privilegio di condividere con Piera Degli Esposti un piccolo tratto di strada. Un breve trascorso privato dentro un rapporto di riconoscenza più ampio, di spettatori ammaliati dal suo singolarissimo talento recitativo, equamente offerto tra cinema, televisione e teatro.
Come in tutte le amicizie determinante è stata una conoscenza comune, l’attrice e regista Barbara Chiesa, provvidamente intestardita nella volontà di istituire con noi un premio dedicato alla memoria del compagno Toni Bertorelli, altro volto indimenticabile del cinema italiano.
Uno sforzo culminato nel dicembre 2017 con la nascita del “Toni Bertorelli Controluce”, riconoscimento patrocinato dall’Ente dello Spettacolo e rivolto ad attori e attrici italiani “fuori dai canoni consueti sia estetici che di recitazione”.
A pensarci bene, un premio così le sarebbe stato assegnato d’ufficio. Non fu perciò una sorpresa ritrovarla tra i giurati insieme a personalità vicine per estro e originalità come Roberto Herlitzka, Marco Bellocchio e Mario Martone, affiancati da un gruppo curiosamente assortito di “irregolari” del giornalismo e della critica come Fabio Ferzetti, Steve Della Casa e Davide Milani.
Nonostante le precarie condizioni di salute il contributo di Piera Degli Esposti a questa iniziativa è stato encomiabile, sostenuto dall’intuito educato di chi sa fiutare un talento affine, impreziosito da un’umanità vera, stavolta senza maschere, compagnona e ricca di ironia.
Proprio alla luce di questa collaborazione, con lei avevamo cercato e trovato un’altra preziosa occasione di incontro. Fu l’anno dopo la nascita del “Bertorelli”, in occasione di una serata evento organizzata dall’Ente dello Spettacolo all’Auditorium Conciliazione di Roma: Quando la carità chiama di Andrea Chiodi, dedicata alla figura di San Vincenzo de’ Paoli, nel 400° anniversario della nascita. Insieme ad artisti del calibro di Jim Caviezel, Massimo Popolizio, Ron e Giovanni Scifoni, Piera Degli Esposti aveva offerto un’ulteriore prova del suo ricchissimo talento e della sua straripante sensibilità.
Un mese e mezzo fa avrebbe dovuto essere con noi a Castiglione del Lago, sul Trasimeno, per la quarta edizione del Premio Toni Bertorelli, assegnato a Lucia Mascino e Massimiliano Gallo. Poi quei “fastidi” maledetti, acciacchi dell’età pensavamo, le avevano negato quel momento insieme, impedendoci di dirle, un’ultima volta ancora: “grazie di tutto, Piera”.