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Party Girl
Angelique (Angelique Litzenburger) ha 60 anni, fa la stripper al confine tra Francia e Germania, e con le colleghe è complicità, mutuo-aiuto, vincastri dati e avuti. Ma Angelique di primavere ne ha macinate tante, tra un uomo e un bicchiere, una sigaretta e una festa: quattro figli, una non la vede da un sacco, e i clienti più rari. Sempre più rari. Uno, però, questa donna l'ha nel cuore: Michel (Joseph Bour), ma nemmeno lui si fa vedere più. Angelique lo va a stanare, Michel rilancia: “Mi vuoi sposare?”.
Opera prima di tre giovani ex allievi de La Fémis, Marie Amachoukeli, Claire Burger, Samuel Theis (Angelique è la madre, nel film anche gli altri membri della famiglia), Party Girl apre Un Certain Regard, marcando il nuovo corso di Thierry Fremaux: non più i Van Sant e la Coppola a inaugurare la sezione, ma tre esordienti. Tant'è. Tra realtà – vedi i legami di parentela – e ovvia, benvenuta finzione, un piccolo film sugli anta, le bruttine stagionate, il mestiere più vecchio del mondo e il solito “one woman show”, un po' Irina Palm e un po' “l'utero è mio e me lo gestisco io” post litteram, che però ha una dote incontrovertibile: l'happy ending può rimanere nel fuoricampo – intesa fosse quella la felicità… - e Angelique fare di testa propria, che la festa lei sa come farla e a chi farla.
Un buon esordio, insomma, che le mani le lascia in tasca ma lascia intravedere applausi futuri per i tre alla regia. Ma per Angelique, una e bina, potete fare clap clap: il suo domani non muore mai.