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Narnia batte bandiera italiana. Era dai tempi dei gangster-movie di Scorsese che non si vedevano tanti villain di casa nostra in una produzione americana. Protagonisti in negativo de Le cronache di Narnia: Il principe Caspian, secondo capitolo tratto dalla saga letteraria di C. S. Lewis, sono gli azzurri Sergio Castellitto e Pierfrancesco Favino. Nel film, che la Disney distribuirà nelle nostre sale il 14 agosto in 700 copie (record per un'uscita estiva!), Castellitto è lord Miraz, il machiavellico reggente dei Telmarini, la stirpe umana che ha cacciato dal loro regno gli abitanti di Narnia, mentre Favino è il temibile generale Glozelle, capo dell'esercito e spalla di Miraz.
Per niente abbacchiati dal tour de force delle riprese che li ha portati in poche settimane dalla Nuova Zelanda alla Repubblica Ceca, nè preoccupati della pessima reputazione di cui godranno tra i bambini del pianeta, i due compatrioti, accompagnati dal regista Andrew Adamson (che produrrà ma non dirigerà il terzo episodio della saga, perché "ho bisogno di riposo"), si sono presentati in conferenza stampa a Roma abbronzati, sorridenti e sereni. All'unisono ripetono che l'esperienza è stata "bellissima", che in una grande produzione quel che conta "è l'accuratezza e la preparazione", che "non è facile spiegare cos'è un set dove mangiano ogni giorno 1000 persone", che lavorare con Adamson, candidato a diventare da oggi il regista più coccolato della storia,"è un privilegio perché Andrew - approfondisce Castellitto - è capace di governare un transatlantico come questo senza sottovalutare mai i dettagli e le psicologie dei personaggi". "Non perde mai la pazienza" conferma Favino.
Il diretto interessato ringrazia e spiega che la presenza dei due attori italiani nasce da una sua personale suggestione: i Telmarini li aveva immaginati di origine mediterranea. Indecisi se esserne lusingati oppure offesi, passiamo a domande più serie. Innanzitutto, il cuore della vicenda, su cui regista e interpreti hanno idee diverse: "Il passaggio dall'infanzia all'età adulta - spiega Adamson - con conseguente assunzione di responsabilità e rinuncia al passato". "La lotta per la felicità che caratterizza i giovani protagonisti della storia. - ribatte Castellitto - Se gli adulti combattono per il potere, i ragazzi mettono in gioco se stessi per qualcosa di più importante". Favino si difende e difende il fantasy dai pregiudizi di chi lo vorrebbe un genere per bambini e dalle psicologie tagliate con l'accetta. "Io parlavo molto con il regista durante le riprese, - confessa Pierfrancesco - discutevamo del personaggio, della sua evoluzione. Il generale Glozelle sarebbe morto prima se non avessi suggerito ad Andrew la sua redenzione finale".
La cura psicologica viene tirata in ballo anche da Castellitto che suggerisce ascendenze da brivido: "Dietro questa storia non c'è solo la fiaba, ma Shakespeare. Per il mio personaggio mi sono rifatto proprio al re Claudio dell'Amleto". E, confermando l'impossibilità di un fantasy italiano ("Il problema non sono solo i soldi, ma anche un'attitudine culturale che imbriglia la fantasia nei cascami ideologici" rivela), l'attore racconta di avere avuto paura fisica nell'andare in scena, "terrore di farmi male come nel lunghissimo duello finale". Quanto a recitare in lingua inglese Castellitto sostiene che "se da un lato limita la libertà interpretativa, perchè bisogna attenersi alla battuta, dall'altro stimola la ricerca di un diverso stile recitativo".
Nota ecologista in chiusura: "Fedeli alla sensibilità di Lewis - dichiara Adamson - volevamo che accanto agli umani fossero protagonisti gli elementi della natura. Non è un caso che alla fine siano gli alberi e il fiume a decidere le sorti dello scontro, riappropriandosi di quello spazio che gli umani Telmarini avevano loro rubato".