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Siamo stati tra i primi a vedere Wonder Woman 1984, il nuovo kolossal targato Warner Bros, ispirato ai disegni della Dc Comics, e seguito di Wonder Woman del 2017. Il ritorno di Diana Prince è un gioco pirotecnico di 151 minuti, ma sulla trama è giusto non anticipare nulla. Come suggerisce il titolo, siamo negli anni Ottanta, e la nostra beniamina deve trovare un equilibrio tra lo spirito di guerriera e la vita di tutti i giorni. Ancora una volta dovrà salvarci dalla catastrofe, ma la sua frusta dorata potrebbe non bastare. Oltre ai muscoli, servirà il cuore. A interpretarla è sempre la bellissima Gal Gadot, e dietro la macchina da presa viene confermata Patty Jenkins. Il suo esordio da regista era stato nel 2003 con Monster, per il quale Charlize Theron vinse l’Oscar come miglior attrice. Oggi, dopo Wonder Woman, si conferma al timone della corazzata Wonder Woman 1984. Ci contatta per telefono, dalla California. “Non mi sono ancora confrontata con nessun giornalista a proposito del film, sono molto emozionata. È strano a dirsi, ma realizzare WW1984 è stato più facile che fare il capitolo originale, anche se abbiamo puntato su una storia più ambiziosa. Il percorso è stato complesso, il processo produttivo gigantesco. Ho cercato di dar vita a un’avventura a sé stante, che non fosse complicata da seguire per chi non conosceva Wonder Woman. Poi volevo far capire che la grandezza è sempre frutto di impegno e dedizione. Non si nasce campioni”, spiega Jenkins.
Che cosa rappresenta per lei Wonder Woman?
I supereroi sono tanti, e hanno poteri diversi, usano la loro fisicità per combattere. Ma è inusuale vedere tutto questo in una donna, che qui è come il ritratto di un dio. Lei è forte, ma al tempo stesso è un esempio di umanità. Soffre per amore, non è una macchina.
Chi sono le Wonder Woman nella realtà?
Ne cito qualcuna: Michelle Obama di sicuro, ha fatto un lavoro straordinario. Poi Ruth Bader Ginsburg, che è morta purtroppo quest’anno. È stata tra le poche donne a essere nominata giudice alla Corte Suprema. Ma credo che ce ne sia almeno una in ogni settore. Nel mio caso, non posso non fare riferimento a Gal Gadot. Le esperienze che abbiamo condiviso non hanno eguali.
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