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300: L'alba di un impero
Data la dipartita di tutti i personaggi principali, non può esserci un sequel di 300. E in effetti L'alba di un impero non lo è, nonostante il marketing voglia convincerci del contrario. Più ragionevole considerarlo un prequel, non fosse altro che in esergo al film - narrato dalla voce fuori campo di Gorgo (Lena Headey), moglie del compianto Leonida (Gerard Butler) - troviamo il flashback sulla querelle tra greci e persiani: al culmine della battaglia di Maratona, Temistocle (Sullivan Stapleton), condottiero degli ateniesi, scocca il fatal dardo dritto al petto di re Dario (Igal Naor), mentre il figlio di questi, Serse ((Rodrigo Santoro), guarda atterrito e già medita vendetta. Proposito nefasto a cui lo indurrà anche una persiana di sangue greco, Artemisia (Eva Green), che vive d'odio e di intrighi aspettando il giorno in cui Atene verrà rasa al suolo.
Questo è il precedente. Siccome però buona parte del film è datato dieci anni dopo, quando contemporaneamente al martirio delle Termopili s'infiamma la sfida navale a Capo Artemisio, sarebbe più corretto descrivere L'alba di un impero come un traquel, ammesso che un termine del genere possa trovare posto nel dizionario. Inezie.
Più importante notare come tra l'epica firmata Zack Snyder (stavolta produttore e sceneggiatore) e quella di Noam Murro corrano poche differenze. Quella sostanziale è che Murro non è Snyder. E poi: l'appeal appannato di chi arriva secondo, il 3D e un maggior peso accordato alle donne, l'Artemisia/Mortisia di Eva Green e l'androgina Gorgo di Lena Headey. Per il resto Murro saccheggia Frank Miller come il suo predecessore: quasi fotogramma per fotogramma. Là era il graphic novel 300, qua Xerxes, ma la solfa è la stessa: un fumettone bicolor (ocra di giorno, blu di notte) che invoglierà qualcuno a studiare la classicità e molti altri al desiderio recondito d'immolarsi per una qualche causa.
Rispetto ai fatti tramandataci da Erodoto il film si prende le sue licenze, com'è giusto che sia. E' cinema, non storiografia. Nessuna accademia ma un impasto digitale di retorica bellica, addominali scolpiti e sangue a catinelle. Per capirci: è come Resident Evil nell'antica Grecia.
La sua cartolina? Eva Green che prima mozza la testa al nemico, poi la bacia sulla bocca e infine la getta in mare come un sacchetto dei rifiuti. Un momento balordo, perverso e plastico, mentre il resto è accumulo.