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"Per chi non lo sapesse una volta nel nostro Paese la politica era un mito positivo, niente a che vedere con la corruzione e l'immoralità di cui oggi è divenuta sinonimo". Così Giuseppe Tornatore incontrando a Roma i giornalisti della stampa estera, all'indomani della selezione di Baaria quale film italiano in corsa per l'Oscar.
Sempre sul fil rouge della politica, che ha dominato l'incontro, il regista prosegue: "Baaria non è il de profundis della sinistra, tutt'altro: un film che parla di speranza, dei valori propri al Partito Comunista Italiano che sono stati fondamentali per il progresso civile del nostro Paese".
"Nel processo di rimozione del comunismo che sta avvenendo - incalza Tornatore - si rischia di rimuovere le idee di progresso e uguaglianza, peraltro non assimilabili al socialismo reale, a cui molti comunisti in Italia hanno dedicato l'intera vita: Baaria vuole anche essere un affettuoso riconoscimento a queste persone, e ai loro valori".
Venendo alla più stretta attualità, il regista premio Oscar con Nuovo Cinema Paradiso esclude alcuna pressione ideologica su Baaria da parte di Medusa, pur insinuando come l'endorsement di Berlusconi alla vigilia della Mostra di Venezia possa aver pesato sulle decisioni della giuria presieduta da Ang Lee, che non ha preso in considerazione il suo film nel palmares: "Di base quando si loda una mia opera sono contento e non guardo da dove viene l'apprezzamento, ma forse il Presidente del Consiglio è stato intempestivo, facendo da grande comunicatore qual è un piccolo errore: non avrebbe dovuto parlare prima che la stampa estera lo vedesse". Comunque sia, aggiunge: "Non credo, ma se fosse vero che la giuria veneziana sia stata influenzata da questo giudizio, queste persone sarebbero meno libere di quanto sia stato io".
Il riferimento è la "battutaccia" (sua definizione) che lo vuole "un regista di sinistra che prende i soldi da destra": "Niente affatto originale, è quanto di più sbagliato si possa dire: sono al quarto film con Medusa, che fa parte di un mondo politico a me estraneo ma mi ha sempre messo nella condizione di lavorare in assoluta libertà. Né mi sono mai sentito un assistito o un assenteista. Inoltre, se avessi dovuto fare film solo con produttori che ideologicamente la pensavano come me, non avrei fatto alcun film, forse solo Nuovo Cinema Paradiso perché Cristaldi era socialista. Altrimenti dovremmo creare un albo dei produttori di destra e uno di quelli di sinistra, e uguale con i registi, dandoci pure delle regole perché non ci si possa incrociare, in tutti i settori: sarebbe assurdo".