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Dalla caduta dell'Unione Sovietica più di un milione di bambini sono diventati senzatetto: nella sola Mosca sono oltre trentamila a vivere in strada e nelle stazioni della metropolitana. In una di queste, Leningradsky, i registi polacchi Hanna Polak e Andrzej Celinski hanno girato il corto-documentario (35 minuti) Children of Leningradsky, candidato agli Oscar, vincitore degli International Documentary Award (IDA) nel 2005 e ora presentato nella sezione "Uomo e Natura" alla 22esima edizione di Festroia a Setubal. "Non abbiamo - dice la Polak - solo documentato la vita dei piccoli senzatetto moscoviti, ma ritratto le conseguenze dell'abbandono dell'uomo della propria umanità". L'universo inquadrato dal film è desolante: i bambini si raggruppano lungo le tubature di acqua calda per cercare riparo dal gelo dell'inverno moscovita, bevendo alcool e sniffando colla per estraniarsi dall'inferno della quotidiana esistenza. Un'esistenza che ineluttabilmente contempla la brutalità della polizia, che si accanisce frequentemente su questi poveri indifesi, e la prostituzione: "I bambini - dice la Polak - vengono costretti a vendersi dai loro stessi genitori, che in cambio ricevono una bottiglia di vodka". Ma la speranza non muore: sono ancora bambini pronti a giocare a palla, cantare, ridere e sognare le madri che non hanno mai conosciuto. Con questo dolente, splendido documentario, menzione speciale Signis a Festroia, Hanna Polak pone un altro tassello all'opera di assistenza iniziata nel 1995 fondando la charity Active Child Aid che sostiene i bambini disagiati della capitale russa. Attualmente Hanna sta lavorando a un nuovo progetto documentario sulla gioventù sconfitta di Mosca, protagonista la sedicenne Julia che si vede costretta ad abbandonare all'orfanotrofio il suo bambino. "Cerco di proseguire - dice la 38enne filmaker - il percorso artistico iniziato con Children of Leningradsky: il mio cinema vuol far conoscere realtà colpevolmente ignorate e sottratte allo sguardo del pubblico, oggi i bambini a cui è negata l'infanzia, domani forse la catastrofe ambientale che stiamo costruendo". Non cambia lo stile, uno stile morale che non distoglie la camera dal male e dalla sofferenza, ma si apre alla compassione.