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Che nessuno fosse profeta in patria è storia vecchia, biblica addirittura. Mariano Cohn e Gastón Duprat gli hanno dato però una bella rinfrescata in El ciudadano ilustre, commedia semiseria accolta stamattina in concorso a Venezia 73 dagli applausi convinti della stampa.
E' la storia di un grande scrittore argentino, Premio Nobel per la letteratura, refrattario a riconoscimenti e mondanità, che accetta tra tutti l'invito del sindaco di Salas, suo villaggio natìo, che vorrebbe conferirgli il titolo di cittadino onorario. Un ritorno a casa - lo scrittore manca da 40 anni - che sarà tutt'altro che banale.
“L’idea era quella di raccontare il difficile ritorno a casa di un artista affermato - dice Gastón Duprat -. Acccanto a questo tema però ne abbiamo sviluppati altri, come il cosmopolitismo, la creazione artistica, la celebrità, il nazionalismo, la distruzione degli idoli. Cose che avvengono in Argentina e in tante altre parti del mondo".
E aggiunge: "Non abbiamo pensato a come verrà accolto in Argentina (dove il film uscirà il prossimo 8 settembre, ndr). Chi lo ha visto è rimasto sorpreso o colpito. La questione del nazionalismo è controversa ovunque. A differenza dei calciatori, su cui l'orgoglio patriottico si esercita immediato e il consenso più ampio, i premi nobel e gli artisti sono più divisivi, anche perché il più delle volte la gente non sa nemmeno quello che fanno".
El ciudadano ilustre conferma la predilezione per Cohn e Duprat per la commedia amara "di critica sociale. In fondo - conferma lo sceneggiatore Andrés Duprat - si tratta di far ridere per colmare un disagio".
Molto apprezzato nel ruolo dello scrittore Oscar Martinez. Per lui si parla già di una forte candidatura per la Coppa Volpi: "E' un personaggio, e una storia, che mi hanno conquistato subito - dichiara l'attore -. Quanto c'è di me in lui? Un attore mette sempre un po' di sè nel personaggio che interpreta, pur non identificandosi mai del tutto con lui. Certo, in questo caso i punti di contatto erano tanti: in fondo siamo artisti entrambi e creiamo perché questo mondo così com'è non ci piace".