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"Perché un festival in un monastero? Per fare incontrare i tanti che, con percorsi e approcci diversi, fanno la fatica di indagare l’umano".
Così Padre Roberto, della comunità monastica di Siloe, ha presentato oggi il Siloe Film Festival presso lo Spazio FEdS nell’Hotel Excelsior inoccasione della 75ª Mostra del Cinema di Venezia. Il festival di cortometraggi ospitato dal Monastero di Siloe, in provincia di Grosseto, è giunto quest’anno alla sua quinta edizione sotto la direzione artistica di Fabio Sonzogni (nella foto).
"Il Siloe Film Festival ha la particolarità di essere ospitato in uno spazio straordinario, pieno della meraviglia che lo sguardo della comunità monastica trasmette a quel luogo", dichiara Sonzogni. "Tutti i festival hanno l’incontro al loro centro, ma penso che l’incontro riesca meglio quando è un incontro tra differenze. Oltre alle proiezioni all’interno del festival organizziamo anche delle conferenze con filosofi, teologi, poeti, con l’ex carcerato che è diventato attore... persone con esperienze diverse che per i giorni del festival vengono a far parte della comunità. Le mie scelte per i conferenzieri sono sempre all’insegna di un possibile conflitto, perché è dal conflitto che nasce la conoscenza. Tutto questo all’insegna di un incontro che idealmente dovrebbe modificare chi ascolta ma anche chi parla".
Alla Giuria esperti si affianca, nella scelta dei vincitori, una Giuria giovane, per la quale ogni anno è istituito un bando a cui rispondono giovani dai 18 ai 25 anni da tutta Italia. «Ogni edizione del festival ha un tema, quello di quest’anno era “Sperare nell’innominabile attuale”, espressione che ho tratto da un bellissimo libro di Roberto Calasso, che nota come non sia possibile definire il nostro presente», e la speranza non è un tema semplice ai giorni nostri, commenta Fabio Sonzogni.
"Nel corso della selezione dei 12 cortometraggi in concorso per l’edizione di quest’anno, tra i 2515 corti che ci sono arrivati ho fatto fatica a rintracciare la speranza, soprattutto in quelli occidentali. Per quanto riguarda i film europei in particolare ho dovuto scegliere dei film che negavano la speranza, proprio perché fosse evidente quanto questa invece ci serva".