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Settima giornata della XXIV edizione del Tertio Millennio Film Fest (TMFF), il festival del dialogo interculturale e interreligioso organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo. Traendo spunto da una citazione del poeta Friedrich Hölderlin, lo storico festival della Fondazione – nato nel 1997 per volere di Papa Giovanni Paolo II – propone una lettura dell’attualità partendo da “ciò che salva”, cercando nella filmografia contemporanea non il lamento del presente ma spunti di ripresa, di salvezza, per individui e comunità.
Disponibile fino al 2 marzo su MYmovies, il Festival propone oggi la visione di Unguarded (Usa, 2020), documentario di Simonetta d’Italia-Wiener.
Unguarded ci porta dentro le mura dell'APAC (Associazione per la protezione e l'assistenza dei detenuti), il rivoluzionario sistema carcerario brasiliano incentrato sul pieno recupero e riabilitazione della persona. A partire dal 1970, il fondatore dell'APAC, il dott. Mario Ottoboni, fece volontariato in alcune delle peggiori prigioni del Brasile. Vedendo uomini e donne tornare spesso a una vita criminale una volta usciti di prigione, il dott. Ottoboni ha deciso di fondare il proprio sistema di giustizia riparativa. I risultati sono stati straordinari: mentre il tasso di criminalità e di recidiva hanno continuato ad aumentare nelle carceri pubbliche brasiliane, all'interno del sistema APAC sono diminuiti costantemente. La regista osserva la vita quotidiana dei “recuperandos” (i detenuti impegnati nel processo di recupero) che vivono e lavorano lì: non è solo la lodevole restituzione di una grande opera di volontariato, ma anche una storia umana e civile che esplora il metodo unico alla base di un sistema, ora presente in 23 paesi in 4 continenti.
Quando si pensa al prison movie, vengono in mente la sommossa di Forza bruta di Jules Dassin o l’evasione in Fuga da Alcatraz di Don Siegel. Invece il documentario Unguarded di Simonetta d’Italia-Wiener ribalta i canoni del genere. Può esistere una prigione senza sbarre? Incredibile, ma la risposta è affermativa. E il tutto si svolge nel quarto Paese al mondo per popolazione carceraria, il Brasile. L’Apac è l’associazione di protezione e assistenza ai condannati, un organo riconosciuto dal sistema giudiziario locale. I volontari danno vita a strutture dove sono i detenuti ad autogestirsi, ad avere le chiavi delle celle, a decidere i loro turni di lavoro. Sono luoghi dove non esistono secondini e l’ordine è mantenuto senza armi. Questa è la verità quasi utopica, ma reale, che si racconta in Unguarded. Chi è colpevole non è trattato come bestia, ma come persona. “Qui entra l’uomo, il reato resta fuori”, viene spiegato allo spettatore. La rinascita parte dalla fiducia, in un porto sicuro dove davvero la rieducazione è il fulcro di ogni progetto. La macchina da presa registra le vite di alcuni “galeotti” che si sono addirittura sposati tra loro, di famiglie che hanno preso forma. È un affresco che si interroga sul perdono, che condanna la violenza perpetrata dalle autorità. Lo potremmo definire un’oasi di giustizia concreta, in cui il tempo si ferma, e la riflessione sulla colpa ritrova la sua centralità. Unguarded è un documentario che dà speranza, che illumina i lati nascosti di chi troppo spesso viene messo ai margini senza possibilità di riscatto. Cinema del reale che scava nell’anima, che conosce la forza delle immagini. Un esempio di Vita nuova, che con vigore sostiene il tema proposto dalla nuova edizione del Tertio Millennio Film Fest. (Gian Luca Pisacane)
Disponibilità: dalle 11:00 di lunedì 01 marzo fino alle 11:00 di mercoledì 03 marzo.
Per quanto riguarda il concorso dei cortometraggi, invece, il titolo della giornata è Viktor on the Moon (Danimarca, 2020) di Christian Arhoff.
Viktor on the moonViktor Leth non è mai andato a un appuntamento galante. Quando finalmente ne ottiene uno, l’uomo si siede al tavolo sbagliato e incontra Rebekka, una donna sposata e leggermente più grande di lui, in cerca di un’avventura fuori dal matrimonio. Avrà così inizio una strana e selvaggia nottata, in cui Viktor imparerà molte più cose sulla vita e sull’amore, di quanto solitamente si possa fare in una sola notte.