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Seconda giornata per il Ca’ Foscari Short Film Festival ieri giovedì 7 ottobre, con protagonista assoluto l’ospite d’onore di questa undicesima edizione, il regista giapponese Shin’ya Tsukamoto. In collegamento video dal Giappone, l’autore ha ripercorso le tappe fondamentali della sua trentennale carriera intervistato dalla direttrice artistica del festival Roberta Novielli. A partire da Tetsuo (1989) fino a Killing (2018), gli spezzoni tratti dalle sue opere più importanti hanno accompagnato il numeroso pubblico presente in Auditorium Santa Margherita attraverso le immagini evocate e i temi affrontati da Tsukamoto: dalla mercificazione dell’individuo all’indagine autoptica condotta sul corpo umano, fino a indagare la denuncia politica riscontrabile nelle sue pellicole.
Ben dodici i cortometraggi dal Concorso Internazionale proiettati durante la giornata, a partire dal corto di animazione del regista giapponese Isaku Kaneko, The Baloon Catcher: un uomo-ascia vive tenuto sotto controllo da uomini-palloncino, ma un omicidio getterà ombre sulla sua innocenza e il protagonista dovrà districarsi per portare alla luce la verità e raggiungere la libertà. A seguire il portoghese Vasco Alexandre con Yard Kings: la narrazione dell’infanzia difficile di Ellie, una bambina che vive in una roulotte e passa le sue giornate in una discarica con l’amico Pete. Alle violenze familiari la protagonista cercherà di opporsi con grande forza e coraggio.
Tema delicato quello affrontato dal regista ceco Dominik György con The Next One: la storia di una ragazza che, in seguito ai cambiamenti sulla regolamentazione delle interruzioni di gravidanza nella Cecoslovacchia del 1989, pensa di abortire. La realtà negli ospedali e i rapporti con i medici rispecchiano la situazione dell’epoca, e nel realizzare il suo proposito la protagonista comincia a porsi delle domande. È stato poi il turno di The Boy Who Walked Barefoot della regista Gracjana Piechula, studentessa della Krysztof Kiéslowski Film School. Il cortometraggio narra di un giovane stalliere che ama camminare scalzo per il proprio maneggio, luogo in cui da sempre sperimenta un legame speciale con gli animali. L’amore provato per una giovane donna e un’amara scoperta lo spingeranno a lasciarsi alle spalle il suo passato e a rinunciare al suo dono.
È stata poi la volta di Dayfly del giovane Yi Baoxingchen: una riflessione sulla brevità e intensità della vita attraverso l’espediente narrativo degli efemerotteri, insetti conosciuti per la brevità della loro esistenza - solo 24 ore -, lo stesso tempo che scandisce la narrazione delle tre storie presentate: quella di un bambino, di una giovane donna e di un anziano. Lo spagnolo Marc Carmardons ha invece presentato Pile of Salt, opera nata da un’esperienza autobiografica e concentrata sul giovane Mateo, un seminarista diligente e fedele. L’incontro con il compagno di corso Salvador scatenerà in lui un intenso desiderio omoerotico, portandolo ad avere grossi dubbi sulla sua fede.
Le proiezioni del concorso sono proseguite con Vegetariani, del regista italiano Marco Mazzone: nella campagna dell’Italia meridionale un cacciatore porta con sé il figlio durante una battuta di caccia e gli permette di sparare, l’esperienza invoglierà il ragazzo a ripeterla con un amico qualche ora più tardi. Il titolo, volutamente provocatorio, suggerisce una chiave di lettura ironica e contrastante con quanto si vede nel film. La regista serba Jovana Avramovic ha presentato Days Lost: la storia di Olja, una ragazza di diciotto anni, disillusa e incompresa dalla famiglia e dalla piccola città in cui vive. Quando la ragazza del fratello fa visita alla famiglia, Olja si sente tradita dall’unico punto di riferimento che aveva e abbandonata in un luogo che non le appartiene più.
Chiffon dell’indiana Roopkatha Purakayastha, mette invece in scena la vicenda di Bijoli, una sarta di abiti da donna e badante di un’anziana signora che conduce una vita piuttosto solitaria nella città di Mundane. La sua routine viene sconvolta quando un visitatore inaspettato si reca nella sua sartoria con una richiesta alquanto insolita. In Weightlessness, della regista russa Lyubov Knyazeva, il protagonista è un talentuoso ballerino, la cui vita è stata dedicata interamente al balletto, che a causa di una lesione al piede si ritrova ad affrontare una profonda crisi personale. La sua ossessione per la perfezione artistica si rivela in realtà essere la spasmodica ricerca di una tranquillità interiore irraggiungibile.
Ha evocato toni magico/fantastici la proiezione di The Heart of the Volcano, per la regia di Montserrat Cattaneo: l’imponente immagine di un vulcano fa da sfondo a questo breve cortometraggio in cui magia, natura e un solenne silenzio accompagnano la giovane protagonista nella sua impresa di salvare il padre dal male assoluto. Infine è stato presentato The Other, il progetto di Ako Zandkarimi e Saman Hosseinpour: interamente senza dialoghi, il corto sfrutta la potenza dei colori per raccontare la profondità del dramma familiare legato al lutto. Il protagonista, fermamente legato alla tradizione religiosa ma tormentato dal sospetto, convive con la disperazione per la perdita e la ricerca di una verità.