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“Un thriller psicologico e distopico”. E’ Shadows (tradotto: Ombre), film diretto da Carlo Lavagna, presentato in concorso ad Alice nella Città e in sala il 16-17-18 novembre distribuito da Vision.
Al centro vi è la storia di due sorelle adolescenti che vivono nascoste nell’oscurità dei boschi, in un vecchio hotel insieme alla loro madre, una donna severa che le protegge dalle insidie pericolose del mondo esterno. Un cast internazionale composto dalle due ragazze Mia Threapleton e Lola Petticrew e da Saskia Reeves, che qui interpreta la madre (“Un’attrice fantastica, una commistione di dolcezza e di inquietudine perturbante”).
“Mi piace fare dei film di genere anche se vengo da una formazione classica- prosegue il regista-. Questa storia mi intrigava perché mescolava genere ed elemento introspettivo e poi c’era anche la dimensione internazionale”.
Girato in inglese e con attrici inglesi, fuori dall’Italia, nei boschi a sud di Berlino e all’interno di un albergo anni settanta dentro un bosco impenetrabile. “Prima lo volevo fare in una casa, poi in uno chalet. Alla fine abbiamo costruito una geografia inventata con questo hotel al centro di tutto, che è anche uno specchio dell’emotività dei personaggi. Mi piaceva l’idea di una famiglia di donne intrappolate in un luogo isolato e irraggiungibile. Per cui si svolge quasi esclusivamente in un unico ambiente. Un po’ come nella favola di Pierino e il lupo, con i confini, la casetta e un fiume che delimita tutto”.
Mia Threapleton e Lola PetticrewSecondo lungometraggio di Carlo Lavagna dopo il premiato Arianna, il film è stato prodotto da Matteo Rovere e Andrea Paris, una produzione Ascent Film con Rai Cinema, in coproduzione con Feline Films, con il contributo del Mibact, in associazione con Fìs Eireann/Screen Ireland ed è stato scritto da Fabio Mollo, Damiano Bruè, Vanessa Picciarelli e Tiziana Triana.
“In comune con il mio primo film Arianna c’è il ponte dell’identità perché mi interessa il passaggio dall’adolescenza all’età adulta”, commenta il regista. E il produttore Andrea Paris conclude: “Purtroppo con questo film siamo stati fin troppo visionari e anticipatori sui tempi, non ci aspettavamo assolutamente potessimo vivere un lockdown e l’attuale realtà”.