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"Il tempo è la cosa più bella del cinema. Si costruisce il ritmo con il tempo, ma purtroppo non sempre è capita questa cosa. Dare informazioni al pubblico semplicemente per fare avanzare la storia è un tipo di cinema che non mi appartiene. Le storie vanno narrate in letteratura, non al cinema. Dove è proprio il tempo a farle andare avanti".
Il messicano Carlos Reygadas, habitué del Festival di Cannes, fa il suo esordio in gara alla Mostra di Venezia con Nuestro Tiempo, film dalla durata di 173' ambientato in un ranch dove si allevano tori, negli altopiani del Messico. Mentre Ester gestisce il ranch, suo marito Juan (Reygadas), un poeta riconosciuto, alleva e seleziona il bestiame. Quando Esther (Natalia Lopez, nella vita reale moglie di Reygadas) tradisce suo marito con un proprietario terriero americano, Juan sembra incapace di reagire...
"Il film però non è stato scritto né per me né per mia moglie", assicura il regista, che spiega: "Natalia è arrivata nel progetto quando non trovavo un'attrice e io mi sono aggiunto dopo due/tre settimane di riprese perché non trovavo un attore. Il fatto che ci siano i nostri bambini, anche, non cambia nulla. Lo script era quello, la storia era quella, che sullo schermo ci siamo noi non cambia nulla: non ho vergogna di mostrare quello che siamo".
E non manca un'ode all'ambiente circostante, nel film: "La natura mi tocca profondamente. Vivo in campagna, mi piace il suono degli animali, le piante. Sto bene anche in città ma voglio uscirne quasi subito. Amo i tori, animali bellissimi, così fuori moda", spiega ancora Reygadas, che sulla rappresentazione delle donne al cinema dice: "Al mondo ci sono molte cose sfortunate, questa è una di quelle. Il mondo è ingiusto, dobbiamo lottare per migliorarlo".