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Natasha Merkulova e Aleksey Chupov, insieme sul set ma anche nella vita, tornano a Venezia dopo la partecipazione a Orizzonti nel 2018 con The Man Who Surprised Everyone, che portò a casa il premio per la miglior attrice. Con Kapitan Volkonogov Bezhal presentano in Concorso un film storico con uno sguardo postmoderno.
"Non volevamo fare un film storico - rivela Merkulova - né spiegare come sono cambiate le cose nel corso del tempo. Abbiamo inventato un mondo: la nostra è una 'retrotopia', l'inverso dell'utopia, abbiamo collocato una nostra storia in un passato preciso, nello specifico l'Unione Sovietica del 1938, all'epoca del boom delle avanguardia. Abbiamo rovesciato quel mondo secondo la nostra visione, il nostro obiettivo è essere liberi di raccontare il nostro progetto. Che ha una qualità sperimentale, mescolando il cinema di genere con quello d'autore grazie a collaboratori che hanno lavorato anche in horror".
Aggiunge il marito: "Collaboriamo insieme da anni, il nostro lavoro è in totale sinergia. Io ho un occhio più approfondito sulla sceneggiatura, lei invece è più regista. La nostra idea è che gli ordini deve darli una sola persona e sul set il capo è lei. Io non penetro la zona di competenza sua e viceversa".
Decisivo l'apporto del direttore della fotografia, Mart Taniel: "Siamo un drago con tre teste. Volevo che dalle immagine emergessero le risposte soprattutto sul lato spirituale".
Kapitan Volkonogov Bezhal racconta la parabola del rispettato capitano del servizio di sicurezza nazionale Fedor Volkonogov che, quando viene accusato di un crimine, deve scappare dai suoi ex-colleghi che gli danno la caccia. Durante la notte riceve un avvertimento dall’aldilà: sebbene sia destinato all’inferno e a tormenti eterni, ha ancora una possibilità di cambiare il suo destino ed essere accettato in paradiso, a patto che si penta e almeno una persona gli conceda un perdono sincero.
"Volkonogov - osserva Chupov - può semplicemente fuggire ma non può sfuggire dagli ex colleghi né dalla morte". E Merkulova: "Il capitano somiglia ai personaggi di Jean-Paul Belmondo. Non è un omaggio, facciamo delle cose nostre, ma nel nostro cuore ci piace mettere accanto i due. Nei personaggi di Belmondo c'è tanta vita, non vuole mai morire ed è in questo aspetto che abbiamo fissato il capitano. Poi abbiamo avuto con noi un grande attore come Yuriy Borisov; non ha nemmeno provato la sceneggiatura, si è lanciato subito sul set". E il ventinovenne Borisov, per cui molti ipotizzano un premio: "Io ero la lepre, gli altri erano i lupi".