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Genius
Highlight della sesta giornata di Berlinale è stato Genius, il film di Michael Grandage con Colin Firth e Jude Law, decisamente la coppia più acclamata di questa edizione del Festival, entrambi presenti alla presentazione, insieme a Laura Linney e Guy Pearce, che interpreta Ernest Hemingway. È evidente che, a meno di novità clamorose nei prossimi tre giorni, l’Orso d’Argento per il migliore attore dovrebbe andare a entrambi.
Per la giuria sarà una tortura. Perché qui siamo di fronte a un film dell’intensità de Il Discorso del Re, che valse già il premio Oscar a Firth. Probabilmente la cosa migliore sarebbe un Orso a metà. Perché Colin Firth nei panni del lettore Max Perkins e Jude Law in quelli dello sconosciuto e presto noto in tutto il mondo scrittore americano Thomas Wolfe non si possono dividere. I due attori, così come i persoanggi che interpretano, si illuminano a vicenda, vivono dell’energia, e delle ossessioni, dell’altro.
Una storia in realtà molto semplice. Fin troppo. Nel 1928 un giovane scrittore di talento senza lavoro tenta la sua ultima carta e consegna un manoscritto alla casa editrice. Quel ragazzo è Thomas Wolfe. Mister Perkins, il lettore, è anche lui un uomo di talento, anche se invisibile. Ha già pubblicato i primi lavori di F. Scott Fitzgerald e Ernest Hemingway. Il manoscritto che riceve dall’eccentrico Wolfe si chiama O Lost, che diventerà il grande romanzo epico Angelo, guarda il passato.
Il cinquantatreenne Michael Grandage è un nome di rilievo in Gran Bretagna. Da trent’anni è autore e intendente di teatro. Per Genius, il suo debutto cinematografico, ha attinto a una biografia davvero bella che è quella dell’editor Perkins, mentore di tanti grandi nomi della letteratura statunitense, Max Perkins: Editor of Genius. Insomma, un altro biopic raccontato dalla prospettiva di un personaggio minore, proprio come il recente Life di Anton Corbijn che racconta James Dean con la voce del fotografo Dennis Stock? Non proprio. Il giorno dopo aver ricevuto il manoscrtito, nel suo ufficio Perkins conosce l’autore di O Lost (il titolo appunto verrà cambiato). Un vulcano in eruzione. Un’esplosione di parole. Una personalità tutta passione ed estasi. Probabilmente la migliore interpretazione di Jude Law. I gesti e il ritmo delle sue parole danno vita a un pathos che ha molto a che fare con il ritmo dello swing e del jazz di quegli anni.
È così che dalle affinità elettive tra i due nascerà Angelo, guarda il passato, la saga fortemente autobiografica della famiglia Gant nell’America degli stati del Sud che come Il Grande Gatsby di qualche anno prima, e Luce d’Agosto di Faulkner di qualche anno dopo, diventerà una delle pietre miliari del grande romanzo americano.
Thomas Wolfe diventerà così un protagonista, anche se per poco, morirà nel 1938, dell’alta società newyorkese. A gettare un’ombra sull’amicizia tra i due uomini è la compagna di Wolfe Aline Bernstein, interpretata da Nicole Kidman, l’unica assente a Berlino, che ammonisce Perkins sui rischi che si corrono quando si vuole bene a Thomas Wolfe. Una coppia non omosessuale ma letteraria, restituita in un’interpretazione indimenticabile. Difficile fare un film sulla poesia, la lettura, il lavoro di editing, senza troppa musica e per di più con dovizia di dettagli. Eppure Genius riesce quasi ad essere una pellicola spontanea.