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"Oggi in Italia sono un invisibile. Ho voluto dimostrare che esisto, motivo per cui sono sceso in campo partecipando a questo film, perché quando l'ingiustizia è legge la resistenza diventa un dovere". A parlare è Cyril Dorand Nzeugang Domche, un giovane ragazzo senegalese, che ha interpretato uno dei ragazzi del centro di accoglienza nel film Go Home - A casa loro, presentato in Panorama Italia nella sezione Alice nella Città della Festa del Cinema di Roma.
Un horror movie, diretto da Luna Gualano, alla seconda regia dopo Psychomentary, che racconta come, a seguito di una manifestazione di estrema destra, si scateni un'apocalisse zombie nel centro di accoglienza, che diventa l'unico posto sicuro mentre fuori i morti camminano sulla terra.
"Romero con La notte dei morti viventi è stato il capostipite dell'horror politico con zombie. Gli zombie rappresentano un odio non motivato, hanno fame e sono mossi da un bisogno primitivo e cieco, lo stesso che hanno i fascisti quando manifestano contro gli immigrati. Quando l'odio entra all'interno di una comunità poi si diffonde come un virus", dice lo sceneggiatore del film Emiliano Rubbi.
E la regista aggiunge: "Gli zombie sono una metafora, come il mare che inghiotte le persone che scappano dall'Africa, così l'onda zombie tende a trascinarti verso di sé. I ragazzi arrivano in questi centri di accoglienza e poi aspettano senza sapere che ne sarà di loro. Proprio ieri è uscita la notizia che un giovane si è tolto la vita perché gli era stato negato l'asilo politico".
Il film è stato girato nei centri sociali romani Strike e Intifada, che la Gualano ha scelto perché "sono posti artisticamente vissuti, mentre i centri di accoglienza sono piuttosto squallidi", e sono state coinvolte nel progetto persone che hanno realmente vissuto la situazione come richiedenti asilo e ospiti dei vari centri d'accoglienza di Roma. La performance di questi ragazzi è stata frutto di un lungo lavoro svolto all'interno del laboratorio permanente "Il Ponte sullo schermo" fondato dalla stessa regista. Un laboratorio gratuito di cinema, videomaking e recitazione rivolto a tutti i migranti presenti sul territorio romano.
Go Home è in sostanza un film fatto per combattere il razzismo e l'indifferenza facendo indossare allo spettatore i "loro panni". "Mi auguro che un ragazzo quando guarderà questo film si riesca a calare nei panni del nigeriano, del palestinese e insomma degli immigrati in generale. Non penso che nessuno vorrebbe essere il fascista".
"Recitavo un personaggio lontano da me che non sono né uno squadrista, né uno di estrema destra, ma in qualche modo lo difendo perché penso: chi al posto suo non si sarebbe salvato la pelle?", dice Antonio Bannò, che nel film interpreta Enrico, l'unico ragazzo di estrema destra che si mette al riparo all'interno del centro mentendo sulla sua identità.
Un ruolo importante nel film lo hanno anche le musiche: quelle prettamente romane de Il Muro del canto e la voce del gruppo Daniele Coccia, che qui canta insieme al Piotta, e anche il gruppo reggae sardo Train to Roots, nonché le musiche originali di Emiliano Rubbi ed Eugenio Vicedomini. Mentre Zerocalcare ha realizzato la locandina del film.
Go Home - A casa loro - La locandina del film realizzata da ZerocalcareInfine la regista, che definisce il film come un "progetto veramente collettivo", sulla netta minoranza di donne dietro la macchina da presa, cosa ancora più evidente nel genere horror, dice: "Purtroppo ci sono poche registe femmine in generale. Nell'immaginario collettivo il regista rimane ancora una figura maschile. Ma l'horror è un genere che ho sempre amato e in generale mi piace tutto ciò che è fantastico perché mi dà più libertà espressiva".
Go Home uscirà probabilmente nelle sale nel 2019.