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A Castiglione del Lago, in occasione di Castiglione Cinema – RdC Incontra, si è svolto il seminario residenziale: “Politiche culturali e scenari economici per il futuro del cinema italiano”. Il tema è stato quello delle politiche culturali destinate a cinema e audiovisivo, anche alla luce del PNRR e della necessità di ripensare l’intero settore dopo gli sconvolgimenti provocati da due anni di pandemia.
Con questa iniziativa, la Fondazione Ente dello Spettacolo (FEdS) e la redazione della Rivista del Cinematografo (RdC), a Castiglione Cinema – RdC Incontra, hanno rinnovato per il terzo anno l’impegno per un dialogo costruttivo tra tutte le parti in causa, promuovendo occasioni di scambio che possano essere spunto per soluzioni condivise ai problemi che attanagliano il settore.
Il seminario ha previsto due sessioni.
La prima è stata sul futuro bilanciamento tra dimensione culturale e industriale del cinema italiano.
Sono intervenuti Massimo Scaglioni (Professore ordinario di Storia ed Economia dei media presso UC e direttore del CeRTA), Marco Cucco (Professore associato in Culture della produzione cinematografica presso l’Università di Bologna e direttore del Master in Management del Cinema e dell’Audiovisivo), Robert Bernocchi (Data and Business Analyst Cineguru) per discutere di investimenti strutturali e di nuove visioni industriali, essenziali per pensare al futuro del cinema e superare la crisi sia sul piano nazionale che internazionale, ripensando all’intero sistema senza dimenticare ogni settore della filiera, a partire dalle scuole.
https://www.youtube.com/watch?v=BpKubA4s8Kw&list=PLvg8YIydjXKIwCNl5eewRPhZEUnb2kdG6&index=8
(servizio di Giacomo d'Alelio)
Ha spiegato Robert Bernocchi: «In Italia non riusciamo a fare sistema, facendo andare in una direzione comune anche le realtà più virtuose. Il rischio è di avere un mercato a due velocità, dove solo i produttori lavorano molto. Il confronto con altri Paesi europei è sconfortante. Le prospettive per i prossimi mesi non sono positive. Non sarà facile ripartire. Le piattaforme non uccidono il cinema, ma serve una corretta regolamentazione. Servirebbe una guida istituzionale che trovasse un bene comune, invece le norme varate sono state spesso contraddittorie”.
Francesco Rutelli (Presidente Anica), non potendo essere presente, ha comunque voluto essere presente tramite un video: «Viviamo in un ottimo periodo per la diffusione dei contenuti. Le immagini sono parte decisiva delle nostre esistenze. Serve pluralismo, per noi è imprescindibile. Non esiste solo più la sala, ma non vogliamo farne a meno».
Ha aggiunto Giampaolo Letta (Vicepresidente e AD Medusa Film): “Uno sforzo che dovremmo fare è di essere più uniti. Solo con un impegno comune possiamo individuare la soluzione a tutto questo. C’è molta confusione, la percezione è che i film siano fruibili in breve tempo comodamente a casa. È pericoloso, la questione delle finestre è importante. Siamo davanti a un’emergenza. Dobbiamo salvaguardare l’esclusività della sala».
Giampaolo Letta - Foto Karen Di PaolaLa parola è passata a Massimiliano Orfei (AD Vision Distribution): «Voglio essere travolto dall’ottimismo. Il peso della pandemia in Italia è stato devastante, ora dobbiamo ripartire. Non si può pensare di poter fare meglio della Francia, guardiamo a noi stessi. Abbiamo un’industria che sta crescendo, c’è un’operazione mastodontica di ripresa su Cinecittà».
E poi a Francesco Ranieri Martinotti (Presidente ANAC): «Si è perso un po’ il controllo sulla qualità dei film. Mettiamo l’accento sulla parte culturale del cinema, ma anche sui costi, sul prezzo dei biglietti. In più le finestre vanno modulate».
https://www.youtube.com/watch?v=tGQ0eo4_GUA&list=PLvg8YIydjXKIwCNl5eewRPhZEUnb2kdG6&index=6
(servizio di Giacomo d'Alelio)
La seconda sessione ha aperto una riflessione sull’evoluzione indifferibile del ruolo della critica e dei mediatori culturali. Con Gianni Canova (Rettore dell’Università IULM di Milano) e Cecilia Valmarana (Vicedirettrice Cultura ed Educational RAI).
Gianni Canova ha affermato: «Se non ci sono produttori che vogliano rischiare, tutto rischia di diventare rancido. Il conformismo dilaga, non si osa. Dobbiamo fare sforzi di fantasia, siamo vittime di non saper armonizzare il nuovo (le piattaforme) e la sala che tanto amiamo. Non c’è un marketing, non sappiamo andare oltre, generare emozione per attirare il pubblico. In Italia sta crollando la domanda, e noi facciamo aumentare l’offerta. Forse c’è qualcosa che non va. La legge Gelmini sta mostrando ora la catastrofe, e forse la Legge Franceschini tra qualche anno ci farà vedere i suoi limiti”.
Ha proseguito Cecilia Valmarana: «Vogliamo una nuova alfabetizzazione cinematografica per promuovere l’industria. Serve un sostegno alle scuole, all’educazione all’immagine. Alcuni film potrebbero avere una nuova vita usando come trampolino di lancio alcuni canali tematici, come i nostri».
https://www.youtube.com/watch?v=YYKPBAt_6VE&list=PLvg8YIydjXKIwCNl5eewRPhZEUnb2kdG6&index=9
(servizio di Giacomo d'Alelio)
E poi Riccardo Costantini (Coordinatore del Pordenone Docs Fest): «Serve un’azione politica. Bisogna ripartire adesso, insieme. Sono pessimista, anche se è bello avere speranza. Forse un aiuto potrebbero essere le televisioni, per veicolare alcuni titoli».
Giorgio Gosetti (Delegato Generale delle Giornate degli Autori) ha aggiunto: «Che cosa vogliamo? Ci sono troppi film, troppe uscite. L’Italia produce più della Francia. Però i nostri titoli all’estero contano pochissimo. Se vogliamo ridare centralità al cinema, serve fantasia, in ogni ambito. Non servono battaglie in difesa, bisogna andare oltre».
Il seminario, organizzato nell’ambito del progetto “Il 75esimo anniversario della Fondazione Ente dello Spettacolo”, realizzato grazie al contributo della Direzione Generale Cinema del Ministero della Cultura, si è protratto a lungo e con molteplici interventi, dimostrando così che il tema sia sentito e urgente.