Il concorso di Pesaro 56 si è aperto nel pomeriggio di lunedì 24 nella sala principale del Teatro Sperimentale, riorganizzata a capienza ridotta per poter permettere il corretto distanziamento tra gli spettatori. Quattro le opere proiettate (delle 18 totali), tutte diverse per provenienza, generi e formati.

A cominciare il documentario del regista portoghese Paulo Abreo O que não se vê (What is not seen). Girato alle Azzorre, il film è casualmente nato dalle riprese fatte per i sopralluoghi di un progetto poi accantonato. Ad emergere dai 23 minuti dell’opera è l’ossessione ricorrente per il monte Pico, filmato nelle più diverse condizioni atmosferiche e costantemente ricondotto a punto di riferimento della narrazione.

 

Altrettanto evocativo si può considerare Smarginature (liberaci dal male), film dell’italiano Gabriele di Munzio in cui le immagini di una Napoli resa deserta dalla pandemia si alternano al racconto di una gravidanza.

È tutta una questione di precisione e di margini di errore il mediometraggio Subject to review del regista statunitente Theo Anthony, in cui ad essere preso in attenta analisi è l’Hawk-Eye, il sistema di moviola utilizzato nel tennis. L’occhio digitale è davvero sempre più affidabile di quello umano?

A riflettere sullo sguardo dato della tecnologia è anche il primo lungometraggio in gara, Il n’y aura plus de nuit (There will be no more night) della regista francese Eléonore Weber. Attraverso le immagini dei droni e delle telecamere termiche lo spettatore si appropria del punto di vista dei piloti in missione nelle zone di guerra: una visione potente e in grado di suscitare numerosi interrogativi.

Il n'y aura plus de nuit © Perspective films

Ben quattro gli eventi che si sono svolti in contemporanea durante la serata. A Rocca Costanza sono stati proiettati il cortometraggio Quarantine Path del regista-antropologo Davide Lomma e il film Neolovismo, scritto, interpretato e realizzato unicamente dai suoi due autori, l’americano Mike Bruce e l’italiana Susanna della Sala. Storia del letterale isolamento di una coppia lacerata dall’incomunicabilità e della sua ricerca di una nuova forma linguistica, il lungometraggio si sviluppa tra dialoghi improvvisati e aderenti alla realtà, con più di una citazione a grandi registi come Bergman e Cassavetes. Tanti sono i parallelismi rintracciabili tra questa trama e la situazione che molte coppie si sono trovate a vivere nei mesi più rigidi della pandemia: un motivo in più per consigliarne la visione.

In Piazza del Popolo è stato invece presentato The Nose or The Conspiracy of Mavericks, originalissimo film di animazione del russo Andrey Khrzhanovsky. Si parte da Il naso di Gogol e si arriva alla denuncia dei crimini staliniani, in mezzo intermezzi da vero e proprio musical, innumerevoli citazioni iconografiche, letterarie e cinematografiche (tra gli altri intravediamo Tarkovskij, Vertov, Podovkin e persino Tonino Guerra) e tantissimo altro.

Allo Sperimentale la serata è stata dedicata allo speciale su Giuliano Montaldo con la proiezione dell’indimenticabile e sempre attuale Sacco e Vanzetti, mentre in spiaggia è stato il turno di Pietrangeli e di Alberto Sordi con Lo scapolo.