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Nel corso della matinée di giovedì 24 è stato inaugurato il panel virtuale “L’immagine e il suo doppio – Incontri con le produttrici europee”, novità della 57° edizione del festival. Presenti all’incontro le produttrici Marta Donzelli, Filipa Reis, Valerie Delpierre e Christine Gozlan. Tra i temi trattati la partecipazione delle donne all’interno del mercato cinematografico, quello delle opportunità offerte a partire dalla fase educativa e l’argomento dell’inclusività in termini di genere.
Nel Q&A con i registi del concorso, Luca Ferri ha esplorato alcuni aspetti del suo corto Mille cipressi, dove ha cercato di mettere in rapporto il corpo umano con l’architettura di Carlo Scarpa. “In questo film siamo partiti dal presupposto di non poter inquadrare la totalità, ci siamo concentrati su alcuni dettagli. Ci sono tanti lavori sulla tomba Brion, quasi tutti molto architettonici, canonici, io ho trovato che mancasse una figura che abitasse quello spazio.”
In collegamento video anche la regista americana Lynne Sachs, autrice di Film about a father who. “Sono costantemente alla ricerca di una struttura, per me ogni film ha un suo linguaggio” ha affermato Sachs, “l’aspetto più difficile è quello di esplorare un rapporto molto intimo come quello che riguarda la figura di mio padre. Ho avuto il desiderio di essere completamente aperta e sincera rispetto a tanti aspetti della mia famiglia che mi creavano disagio ma che avevo voglia di indagare.”
Il pomeriggio allo Sperimentale è iniziato con la personale di Michele Bernardi, autore del manifesto di Pesaro57 e di numerosi corti di animazione (tra gli altri Titinnus, Venditori ambulanti e For Pina). I suoi lavori sono stati presentati dal critico Pierpaolo Loffreda, che ha evidenziato la linea di eclettismo e versatilità riconoscibile in tutta la produzione di Bernardi.
Proiettati anche due cortometraggi del concorso Pesaro Nuovo Cinema: Patrick dello scozzese Luke Fowler, sulla vita del produttore musicale Patrick Cowley, e One thousand and one attempts to be an ocean, riflessione sulla superficialità dell’informazione nella società di oggi condotta dalla regista cinese Wang Yuyan.
A concludere le proiezioni pomeridiane la prima visione su grande schermo di Lumina, lungometraggio girato da Samuele Sestieri in alcuni borghi sperduti della Basilicata. “Un film piccolo, autarchico e avventuroso” lo ha definito il regista presentando la pellicola al pubblico.
In serata il concorso si è spostato in piazza del Popolo con The witches of the orient, presentato in collegamento video dall’autore Julien Faraut, già vincitore della 54° edizione del festival di Pesaro con John McEnroe: In the realm of Perfection. “Non aspettatevi delle streghe che volano sui manici di scopa” ha subito avvertito il regista introducendo il pubblico alla visione. Le streghe in questione sono infatti le atlete della squadra nazionale giapponese di pallavolo, la cui storia è strettamente legata a quella del Giappone degli anni ’50 e ‘60. Lavoratrici in una fabbrica tessile, dopo il lavoro venivano sottoposte a durissimi allenamenti che permisero il loro trionfo alle Olimpiadi di Tokyo nel 1964. Proprio da loro è nato l’immaginario che ha condotto alla creazione del manga e dell’anime Mila e Shiro, diventato culto per un’intera generazione.