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Sbarbato e occhialuto in The Sea of Trees, barbuto sulla Croisette, dove ha accompagnato Gus Van Sant e la coprotagonista Naomi Watts per presentare il nuovo film del regista di Elephant e Milk, oggi in concorso al Festival di Cannes. La barba lunga di Matthew McConaughey è quella di Newton Knight, controverso personaggio di fine Ottocento, leader antischiavista al centro di The Free State of Jones, che l'attore sta finendo di girare diretto da Gary Ross. Qui a Cannes, però, come detto, è venuto per parlare di un'altra prova, quella di uno scienziato americano, Arthur Brennan, che acquista un biglietto di sola andata per il Giappone dove, ha deciso, porrà fine alla sua vita. Raggiunge dunque la famigerata Aokigahara, la Foresta dei Suicidi ai piedi del Monte Fuji. Ma le sue intenzioni muteranno in seguito all’incontro con un altro aspirante passeggero per l’aldilà, interpretato da Ken Watanabe.
L'attore con Naomi Watts e il regista Gus Van Sant - Foto Pietro Coccia"Quello di Interstellar era un viaggio, un'esplorazione al di fuori della Terra, questo di The Sea of Trees è stato un altro tipo di percorso, un'esplorazione terrena da parte di un uomo che non sa chi è e che cosa deve fare della sua vita", dice McConaughey, per nulla impressionato dalla tiepida accoglienza (per usare un eufemismo) riservata dalla stampa internazionale al film: "Ognuno è liberissimo di esprimere la propria opinione, credo sia un diritto inattaccabile. Quello che importa a me è essere qui per accompagnare un film che invece reputo davvero importante".
The Sea of TreesGirato in una foresta reale - ma nel Massachusetts - The Sea of Trees (che in Italia arriverà con Lucky Red) è un film che cerca di riflettere sul tempo perduto (il rapporto conflittuale del protagonista con la moglie, interpretata da Naomi Watts) e sul senso della vita: "Prima delle riprese mi sono documentato, facendo delle ricerche su Internet, e ho scoperto il mistero di Aokigahara", dice ancora l'attore, che aggiunge: "Il fatto di aver girato in un una foresta reale e non in studio è stato determinante per la verità del film e del personaggio".