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“Sono molto felice di aver preso parte a questo progetto. Mi era già capitato di doppiare la versione italiana di cartoni animati stranieri, ma questa è una cosa completamente diversa. In genere si tratta di dare anima e corpo al personaggio: stavolta noi doppiatori abbiamo dovuto mettere solo anima, il corpo ce l’hanno dato loro. E cosa c’è meglio di un’anima per cominciare ad animare? La definirei un’esperienza di emotion capture”.
Nel film di animazione Gatta Cenerentola, presentato a Venezia 74 in Orizzonti, l’attore Alessandro Gassman è la voce di Primo Gemito. Si tratta di un’opera italianissima, che riprende la fiaba di Cenerentola – nella sua versione letteraria più antica, ossia quella seicentesca contenuta nel Racconto dei racconti di Giambattista Basile – e ne rielabora una variante futuristica e visionaria, ambientata a Napoli, che mescola insieme gli stilemi dell’estetica noir e del gangster movie, la musicalità partenopea e l’immaginario fantascientifico postmoderno.
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Così i quattro registi del film (Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone) hanno commentato la scelta di Napoli come ambientazione della storia: “Difficile da napoletani dire quale tipo di napoletanità abbiamo voluto trasmettere nel nostro film. Ci diverte l’elemento stereotipato perché rientra nell’ironia del nostro popolo. La nostra idea è quella di vincere i difetti dell’essere napoletani, giocando con quegli stessi difetti e con la bellezza della città. Una città piena di contrasti, al contempo barbara e nobilissima. Visivamente basta scendere in strada e si respirano mille sapori e influenze (architettoniche, letterarie, storiche, artistiche). In un certo senso, Napoli ce la portiamo dentro, è in ognuno di noi. Per definire l’immaginario del film, ci siamo guardati dentro”.
Secondo lungometraggio prodotto dalla Mad Entertainment dopo L’Arte della felicità (2014), il film è un lavoro ardito e affascinante, frutto di una riuscitissima operazione di rigenerazione formale e linguistica e di contaminazione sperimentale.
“La tecnica di animazione utilizzata è mista, ibrida, con molto più 3D rispetto al precedente film. E la resa visiva è strutturata al confine tra il cartone animato e il realistico, in chiave pittorica (infatti gli sfondi sono stati dipinti da dei coloristi). Ci siamo serviti di un software di motion capture solo in fase di previsualizzazione per supportare il layout e avere più possibilità di giocare con la regia – si tratta di software open source mai utilizzato prima in un lungometraggio, il Blender Foundation, che abbiamo modificato e che adesso è a disposizione di chiunque su internet. Pertanto non è un film di motion capture, l’animazione è stata fatta fotogramma per fotogramma”.
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