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“È un film sulla maternità in senso lato: il maternage ossia il prendersi cura di una persona". A parlare è la regista Maura Delpero alla presentazione di Maternal, che racconta come la maternità precoce di un gruppo di adolescenti conviva con il voto di castità delle suore che le hanno accolte in un Hogar a Buenos Aires.
Unico italiano in concorso al Locarno Film Festival, questo film è anche l'unico italiano presente in Panorama Internazionale nella sezione Alice nella città della Festa del Cinema di Roma.
Protagoniste sono due donne: Lu (Agustina Malale) e Suor Paola (Lidiya Liberman). La prima è una diciassettenne bruscamente trasformata in madre che mal sopporta questa responsabilità, la seconda invece è una giovane suora appena arrivata a Buenos Aires per finire il noviziato e prendere i voti perpetui, che nasconde e reprime il proprio desiderio di maternità.
"Sono due donne apparentemente molto diverse- spiega la regista-. In realtà entrambe hanno trasgredito e tutte e due hanno vissuto un desiderio. Mi affascinava la convivenza di queste madri così giovani con queste non madri come Suor Paola, la quale proverà per la piccola figlia di Lu un coinvolgimento superiore rispetto all'amore spirituale. All'origine del film c'è la volontà di voler parlare di quest'evento, quello del diventare madri, così rivoluzionario nella vita di una donna. Di conseguenza ho voluto riflettere sulle contraddizioni e la complessità della maternità".
Tutta l'opera prima della documentarista Maura Delpero si svolge all'interno di questo Hogar che è "una sorta di grande ventre materno". "E' un luogo ambiguo- prosegue-. Di protezione e anche di clausura, perché molte ragazze si sentono in gabbia lì dentro e vorrebbero scappare. Per dare questa sensazione ho lavorato molto sugli interni e sulla monocromia dell'Hogar e degli abiti delle suore che contrasta con i colori vivaci dei bambini e delle ragazze".
Alle spalle di Maternal oltre ad esserci un grande lavoro documentarista (la Delpero, che in precedenza ha girato diversi documentari, ha per prima cosa voluto conoscere da vicino la realtà degli Hogar, facendo dei laboratori di cinema per le ragazze e avendo modo così di scoprire la loro quotidianità da vicino) c'è anche stato un casting lunghissimo, sopra tutto per trovare le ragazze, che, con l'eccezione di Suor Paola, sono tutte attrici alla loro prima esperienza.
"Agostina è nata in un Hogar e appena è uscita da lì è rimasta incinta- racconta la regista-. All'inizio mi guardava malissimo e non è stato facile dirigerla, poi ha capito che volevo proprio lei per quel ruolo e allora si è affidata a me".
Un film tutto al femminile nel quale manca completamente la figura maschile. "Ho narrato un luogo senza uomini. D'altronde è difficile che un ragazzino di diciotto anni si assuma la responsabilità dell'essere padre. In realtà c'è un maschio: è il figlio piccolo di Fati, l'amica di Lu che vive anche lei nell'Hogar. Lui è una figura che dà speranza ed è positiva perché darà una grande fiducia alla sua mamma", conclude Delpero.