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“La gente ha paura di ciò che non conosce", dice la regista polacca Malgorzata Szumowska, il cui dramma satirico basato su una storia vera, Twarz ("faccia", in italiano) ha aperto l’ultimo giorno di concorso alla 68. Berlinale.
Jacek è un giovane operaio che si sottopone a un trapianto facciale durante i lavori di mantenimento di una gigantesca statua di Cristo (la più grande al mondo non è a Rio De Janeiro, ma in Polonia). Quando torna al suo villaggio con una faccia nuova, irriconoscibile, i locali lo trattano con senso di estraneità e poi con rabbia.
"Mi interessava la forza di questa metafora: perché, e come, cambia l’atteggiamento dei compaesani di fronte a questa novità? Volevo raccontare la storia di un uomo che perde la sua identità e di una società che lo rifiuta perché non lo riconosce più". Interessanti le immagini che la regista è stata in grado di restituire: chiarissime nel centro, nebulose ai margini.
"Volevo riprodurre i limiti dell’occhio umano. L’obiettivo era ottenere una certa, ma non completa, deformazione del mondo. Lui è deformato e il mondo attorno a lui è nebuloso", spiega Szumowska, che per questo impegnativo uso delle lenti, che lei ha concettualizzato, si è avvalsa della collaborazione del cineasta e autore Michal Englert.
Il film ricorda un po' l’esoterico L’Intrus (2004), di Claire Denis. Lì al centro della storia era un trapianto di cuore. Il suo film Szumowska lo descrive come una "fiaba per adulti". Non era facile trasformare un dramma medico in uno spettacolo psicologico. Lei c’è riuscita. L’umorismo sparso ovunque attinge nell’assurdo, all’ombra, e in un rispetto agnostico, della famosa statua del Cristo Re.
“Ho viaggiato molto e oggi ho una prospettiva da straniera del mio paese", dice. "La Polonia sta diventando un paese benestante. I polacchi stanno diventando benestanti. Nel paese non ci sono stranieri, né rifugiati. La Polonia è un micro mondo riconoscibile e confortevole, un ambiente cattolico puro. Ma per molti il cattolicesimo è una scusa per non cambiare nulla. La tensione sociale sta arrivando a un punto di non ritorno. Qualcosa si romperà. Le donne polacche ancora devono lottare per i diritti fondamentali. L’insegnamento di Cristo, però, va in tutt’altra direzione. Cristo non è abitudine e confort. Cristo è cambiamento profondo e amore".