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(Cinematografo.it/Adnkronos) - "Questo è un film che esplora le lotte, i sacrifici e il prezzo del successo pagato da un’artista donna che ha vissuto in una società conservatrice e dominata da uomini. Ma oggi la situazione si è molto evoluta: ci sono più registe donne che provengono dall'Iran che dagli Stati Uniti. E il tema diventa piuttosto come conciliare la carriera artistica con la famiglia. Tanto è vero che molte grandi artiste, da Maria Callas ad Edith Piaf, non hanno avuto figli".
Così Shirin Neshat, regista iraniana esule negli Stati Uniti e una delle più importanti e acclamate visual artist nel panorama dell’arte contemporanea, parla del suo secondo lungometraggio Looking for Oum Kulthum, che viene presentato alle Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia.
La Neshat torna ad indagare il mondo femminile mediorientale attraverso una icona, la leggendaria cantante del mondo arabo Oum Kulthum (1902-1975), ma questa volta lo fa con un approccio anche 'autobiografico', Il film racconta infatti la storia di Mitra, artista ambiziosa, madre e moglie quarantenne, che s’imbarca nel sogno di una vita: fare appunto un film sulla cantante più amata nel mondo arabo (i dischi della Kulthum sono tutt'oggi i più venduti in Medioriente). Ma durante le riprese del film, l’improvvisa scomparsa di suo figlio adolescente e la crescente difficoltà nel catturare l’essenza di Oum Kulthum come donna, come artista, come mito, portano Mitra a una profonda crisi emotiva e artistica.
"Così - aggiunge - su suggerimento di mio marito (che è anche il produttore del film, ndr.) ho deciso di raccontare una vicenda personale, mettendo in gioco la mia prospettiva di donna e regista iraniana che cerca di fare un film su un’icona della canzone egiziana. Lo script attuale, perciò, rispecchia le mie ossessioni. Osservando il destino di un’artista mediorientale, rifletto sulla mia esperienza personale e quella di altre donne del Medioriente che scelgono di assecondare il proprio talento e di intraprendere una carriera professionale. Il film nella sua essenza, attraverso la presenza di tre personaggi femminili, Oum Kulthum, Mitra (la regista iraniana) e Ghada (l’attrice egiziana che interpreta il ruolo di Oum Kulthum), racconta il modo in cui molte donne mediorientali, vivendo in una società maschilista, debbano affrontare certe situazioni. Ma questa situazione riguarda anche tante artiste europee e americane".
Quest’anno ad agosto, al Festival di Salisburgo, Shirin Neshat ha diretto per la prima volta un’opera lirica, Aida, con l’orchestra diretta da Riccardo Muti, ottenendo il plauso della critica. Ma la regista non sembra intenzionata a replicare l'esperienza: "Amo moltissimo la musica - dice - dice ed ho amato molto fare questa esperienza ma non credo che curerò di nuovo la regia di un'opera lirica. Gli eventi 'live' sono troppo stressanti per il mio modo di essere. Però la lirica è un mondo che mi affascina molto e magari potrei occuparmene in un film, chissà...".