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"Ho cercato di esplorare la maestosità che questi alberi avevano in natura". Così il regista Alfonso Mongiu descrive il suo lavoro, il cortometraggio Monoxili di Siloe, proiezione speciale della seconda edizione del Siloe Film Festival (23 - 25 luglio 2015; Poggi del Sasso - Grosseto). Un documentario che racconta la costruzione di 7 colonne, simbolo dei sacramenti, realizzate in legno di larice, che oggi sorgono imponenti all'ingresso del Monastero di Siloe.
Si tratta, infatti, di "un lavoro basato interamente sul numero sette: 7 sacramenti, 7 colonne, 7 trattori", spiega Silvio Tironi, artista che ha scolpito i tronchi.
"In genere mi occupo di fotografia, poi Aurelio Candido – fotografo ufficiale del Siloe Film Festival, ndr – mi ha chiesto di realizzare delle riprese video dei trasporti di alcuni totem. Arrivati a Granaglione ho conosciuto l'artista Silvio Tironi e ho capito che non si trattava di semplici totem, ma di opere maestose", racconta il regista.
"I tronchi – racconta Silvio Tironi – sono stati scolpiti interamente qui, per un lavoro durato due mesi". Il larice è una pianta che nasce a 1.350-1.500 metri sopra il livello del mare e ha degli inverni lunghissimi e delle estati molto brevi, inoltre la sua fibra è molto densa. "A me ha colpito questa idea della loro maestosità – continua Mongiu – da estrapolare anche nel risultato del lavoro artistico di Silvio Tironi. Ho cercato di trovare un filo conduttore, la prima idea è stata quella di estrapolare l'espressione di maestosità che queste piante avevano nel loro ambiente naturale".
Presente alla proiezione anche la Comunità Monastica di Siloe. In particolare, fra Roberto Lanzi, delegato per il Siloe Film Festival, sottolinea come "il termine 'comunità' derivi da cum munus. Ciò rimanda alla comunione, alla condivisone. Per costruire una comunità ci vuole la grazia, che deve entrare in noi, nonostante noi. La Comunità è il tramite mediante il quale l'individuo si relaziona con l'altro". Poi, citando il filosofo Umberto Curi presente in sala, fra Roberto Lanzi ha aggiunto: "Non si condivide la gloria del Risorto, ma la sofferenza".