PHOTO
"E' una storia che mi ha colpito molto quando ero adolescente. Si è sviluppata nel corso di molti anni: la notizia esplose nel 1985, ma ci volle molto tempo per capire davvero che cosa avveniva dentro quella casa. Quando ho voluto fare questo film mi sono reso conto che dovevo fare una ricerca personale perché non esistevano libri o documenti. Quindi il film - anche per una serie di pause intercorse durante la produzione - è stato realizzato esattamente 30 anni dopo che venne fuori la prima notizia su quella storia".
Il regista Pablo TraperoLa storia in questione è quella della famiglia Puccio, rispettata e apparentemente tranquilla, in realtà un'anonima sequestri che nei primi anni '80 si lasciò dietro una lunga scia di sangue a San Isidro, in Argentina. Il film che racconta questa storia è El Clan di Pablo Trapero, oggi in concorso al Festival di Venezia.
"Potremmo dire che questa famiglia è un sintomo di quell'epoca e rappresenta quello che succedeva in quegli anni", dice ancora il regista, che aggiunge: "Dopo la dittatura è arrivata la democrazia e ci è voluto comunque del tempo per capire che cosa accadeva dentro quella casa. I film hanno la possibilità di proporci dei temi e condividere delle storie: certo è che l'Argentina non potrà mai tornare a rivivere il dramma dei desaparecidos ma realizzare film di questo tipo oggi può anche farci riflettere sul cambiamento dei tempi e, insieme, farci accorgere che altre cose esistono ancora oggi, cercando una reazione nel pubblico".
Uscito il 13 agosto in patria, il film ha ottenuto un enorme successo: "Una delle grandi domande che ci facevamo tutti mentre giravamo il film era che cosa sarebbe successo una volta che sarebbe arrivato al pubblico. Chi lo sarebbe andato a vedere? Per i giovani di oggi è un periodo molto lontano, ma ci sono intere generazioni che hanno vissuto quel periodo: non riuscivamo a capire quali reazioni avrebbe potuto scatenare. Ringrazio moltissimo il pubblico e tutti coloro i quali hanno lavorato con me per realizzare il film. Che di certo è un'opera scomoda, ma credo che funzioni a prescindere dalla storia che racconta. Adesso ci chiediamo che cosa potrà accadere anche con il pubblico internazionale".
Peter Lanzani e Guillermo Francella in una scena del filmIl patriarca della famiglia, Arquímedes Puccio, artefice dei sequestri insieme al primogenito Alejandro (Peter Lanzani), è interpretato dal famoso attore comico Guillermo Francella: "Trapero mi è sempre piaciuto molto. Non sapevo bene cosa mi avrebbe offerto: quando mi disse che il film era sulla famiglia Puccio ho accettato subito. Ricordavo bene quella storia, vivevo a San Isidro, quindi era una vicenda che mi toccava da vicino. Io sono un comico, certo, e continuerò a fare il comico, ma provare a misurarmi con un altro contesto è stata una sfida che non potevo perdere. Per me è stata una grande soddisfazione dal punto di vista personale e professionale".
Per comprendere meglio le dinamiche psicologiche del personaggio, che nei primi anni '70 faceva parte di un'organizzazione di estrema destra (la Alianza Anticomunista Argentina, conosciuta anche come Triple A), che sequestrava militanti di sinistra, Francella spiega: "Puccio era una persona che agiva in totale impunità perché sapeva che sarebbe stato protetto: era un reato, quello dei sequestri, che all'epoca della dittatura avveniva alla luce del sole. Ma caduta la dittatura continuò ad agire allo stesso modo: trascinava la sua famiglia, era un manipolatore possiamo dire. Ma nessuno in quella casa poteva ignorare quello che accadeva lì dentro: nessuno era innocente".
E nessuno dei familiari, ricorda ancora l'attore, "ha voluto essere contattato quando abbiamo chiesto qualche incontro per la realizzazione del film". A differenza dei familiari delle vittime: "Per loro è stato ovviamente difficile e molto doloroso dover ricordare quei momenti, ma hanno avuto comunque la forza e il coraggio per condividere con noi le loro esperienze", dice Pablo Trapero.
El Clan, che ancora non ha una distribuzione italiana, è stato prodotto, tra gli altri, dalla El Deseo di Pedro e Agustín Almodóvar, che torna ad investire in Argentina dopo il film premio Oscar Storie pazzesche: "L'obiettivo che abbiamo è aprirci al cinema internazionale e l'Argentina negli ultimi anni sta facendo un lavoro straordinario", spiega Agustín Almodóvar.