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“Il Festival Internazionale del Cinema di Guadalajara è dispiaciuto di informare che il regista italiano Bernardo Bertolucci, meritevole del Mayahuel al Cinema Internazionale, non potrà partecipare alla nostra edizione numero 30. In comunicazione diretta con Ivan Trujillo, Direttore del Festival, lo stesso Bertolucci lo ha informato che dopo un controllo di routine, i medici hanno deciso di collocargli uno stent alle coronarie, cosa che lo impossibilita a viaggiare in aereo per varie settimane. Il vincitore di nove premi Oscar con L’Ultimo Imperatorechiede di perdonare il suo cuore, che anche se si trova ora in una condizione migliore, lo tiene lontano da Guadalajara, almeno fisicamente; riceveranno il Mayahuel a suo nome Tea Falco e Jacopo Olmo Antinori, protagonisti di Io e Te, film che inaugura il Festival. Il FICG gli augura una pronta guarigione, sperando che ci accompagni in una prossima edizione”.
Sembrerebbe iniziare sotto i peggiori auspici per il cinema italiano la 30esima edizione del più rinomato Festival del Cinema méxicano con sede Guadalajara, capitale dello stato di Jalisco. Ma ad osservare il programma nutrito della rassegna, da oggi (6 marzo) fino al 15 a Guadalajara, per poi continuare a Puerto Vallarta fino al 20, ci si può comunque accontentare. Oltre alla consistente retrospettiva dedicata a Bertolucci (La commare secca,Prima della Rivoluzione, Partner, Il Conformista, Piccolo Buddha, Strategia del ragno, Ultimo tango a Parigi, Novecento, La Luna, La tragedia di un uomo ridicolo, Tè nel deserto, Io Ballo Da Sola, L’assedio, The Dreamers, L’Ultimo Imperatore), ci si imbatte nella dicitura: “Invitato d’onore: Italia”.
Tra i membri della giuria, e tra quelli del “Lungometraje Iberoamericano de Ficcion”, troviamo Luca Guadagnino, qui anche con il documentario Bertolucci on Bertolucci, girato con Walter Fasano. Per il “Lungometraje Iberoamericano Documental” ecco Gerardo Panichi, regista, che ha cominciato la sua carriera come assistente personale del produttore Fabrizio Mosca ne I Cento Passi di Marco Tullio Giordana. Dal 2002 produce e dirige documentari, e con la sua compagnia ha prodotto un film come “The Tree of Life di Terrence Malick, e ha co-diretto nel 2012 con Giuseppe Tornatore Every Film My First Film, proprio su Tornatore, vincendo nel 2013 il Nastro d’Argento come miglior documentario.
Passando alla sezione d’onore, sventola il tricolore anche la lista dei titoli presenti: Allacciate le cinture di Ferzan Ozpetek, Anime Nere di Francesco Munzi, Anni felici di Daniele Luchetti, Bella Addormentata di Marco Bellocchio, È stato il figlio di Daniele Ciprì, Educazione siberiana di Gabriele Salvatores, Hungry Hearts di Saverio Costanzo, Il giovane favoloso di Mario Martone, La mafia uccide solo d’estate di Pierfrancesco Diliberto (PIF), Miele di Valeria Golino, Reality di Matteo Garrone, Smetto quando voglio di Sydney Sibilia, Sole a catinelle di Gennaro Nunziante con Checco Zalone, Song’e Napule dei Manetti Bros, Un Ragazzo d’oro di Pupi Avati, Viaggio Sola di Maria Sole Tognazzi. Tra i Documentari: Born in the U.S.E. di Michele Diomà, omaggio al cinema che proprio nel 2015 compie 120 anni, con il cameo del compianto Francesco Rosi; La guerra dei vulcani di Francesco Patierno, Che strano chiamarsi Federico di Ettore Scola. In concorso, invece, Dancing with Maria, di Ivan Gergolet, sulla leggendaria Maria Fux, dalla vita consacrata alla danza e ad insegnare a ballare.
In “Cruzando los géneros filmicos”: Cesare deve morire dei fratelli Taviani, Bellas mariposas di Salvatore Mereu, In grazia di Dio di Edoardo Winspeare, L’intervallo di Leonardo di Costanzo, La nave dolce di Daniele Vicari, Sette opere di misericordia dei gemelli torinesi e videoartisti Gianluca e Massimiliano De Serio, Stop The Pounding Heart di Roberto Minervini, La Trattativa di Sabina Guzzanti.
Come si fa ruotare il mappamondo, un nome che è divenuto una costante è quello di Bruno Bozzetto: anche qui l’amato creatore del Signor Rossi è presente, con Allegro non troppo, Vip, mio fratello superuomo, West and Soda. Non ci si fa mancare neppure una sezione d’antan, “Hace 100 anos”, con Assunta Spina: dal 1915 con furore lei e i registi Gustavo Serena e Francesca Bertini. C’è anche La Nostra Terra di Giulio Manfredonia, che nel sottotitolo internazionale ci ricorda due ingredienti che vanno spesso insieme, negli occhi di chi guarda il Belpaese da lontano: Mafia & Red Tomatoes.