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“Era da anni che volevo portare al cinema Il banchiere anarchico di Pessoa, se sono riuscito a portarlo a termine adesso è perché era veramente il momento di farlo”.
Giulio Base presenta così il suo adattamento cinematografico del “racconto di raziocinio” del grande scrittore portoghese, dove egli stesso interpreta un ricchissimo banchiere insospettabilmente quanto convintamente anarchico che spiega le sue ragioni al suo interlocutore, interpretato da Paolo Fosso.
“È un’opera estremamente contemporanea: politica e finanzia si intrecciano sempre più. Ho deciso di non condannare il mio personaggio né di evidenziarne gli aspetti mefistofelici; ho cercato di non prendere posizione, ma di una cosa sono sicuro: questa nuova finanza fa paura, volta la faccia alla società”.
Il banchiere anarchico è strutturato come un dialogo filosofico per cui Base ha scelto una messa in scena teatrale: “Volevo rendere giustizia a questo testo, la mia priorità era il racconto. Ho cercato di assecondare la piramide vertiginosa della dialettica pessoana che cresce parola per parola in un gioco aristotelico di tesi e antitesi: così dal bianco e nero si passa al colore, e al colore si aggiunge la musica. E poi questo film vuole anche essere un essai, invogliare ad approfondire. Nei titoli di coda ho inserito una bibliografia essenziale di testi che potrebbero far parte della biblioteca immaginaria del banchiere di Pessoa. Mi piacerebbe che il cinema fosse un mezzo di approfondimento”.
“Per quanto riguarda l’ambientazione mi sono chiesto dove vivrebbe al giorno d’oggi un uomo così ricco, e così ho creato uno spazio indefinito: è un bunker, un’astronave? Siamo cent’anni nel passato o cent’anni nel futuro? Mi piaceva che questi personaggi fossero immersi in quest’atmosfera particolare”, spiega Base, che evidenzia come nel dialogo ci sia anche un aspetto psicanalitico: “Sono gli anni di Jung, in un certo senso lo scambio tra i due personaggi si configura come una psicanalisi, tanto che il personaggio di Paolo in qualche scena sembra ricordare la fisionomia di Freud”.
La scelta degli attori è stata quasi obbligata, racconta il regista: “Per un film del genere, dove la faccia del protagonista si svela per davvero dopo molto tempo, mi sarei sentito a mio agio a dirigere solamente me stesso. Ad accompagnarmi ho scelto Paolo, un uomo di intelletto e una persona di cui mi fido”.
Fossa esprime il suo amore per Pessoa, rinnovato dall’incontro con Base, e afferma: “Mi sembra che Giulio abbia incarnato la grande ambiguità di Pessoa: il protagonista rappresenta bene non solo l’ambiguità del banchiere ma anche quella del poeta. Giulio ha voluto realizzare un’opera che riporti alla ribalta il pensiero critico. Non c’è un hashtag per dire “io sto con/contro il banchiere”, piuttosto ci racconta il banchiere, ci mette davanti a ciò che siamo diventati e potremmo diventare e soprattutto ci incoraggia a parlarne”.