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Sono stati assegnati questa mattina presso lo Spazio della Fondazione Ente dello Spettacolo, in Sala Tropicana 1 dell’Hotel Excelsior, i Premi Collaterali della 74. edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Questi i riconoscimenti assegnati nel corso della cerimonia condotta dal giornalista della Rivista del Cinematografo Federico Pontiggia:
- Premio SIGNIS a “La villa” di Robert Guédiguian
“Una rappresentazione contemporanea del mondo in cui viviamo oggi. La villa ha molto da dire sui legami familiari, il significato della casa, il rapporto con i vicini (migranti), e il confronto con la popolazione che invecchia. In un tranquillo villaggio di pescatori minacciato dalla urbanizzazione, tre fratelli tornano a vedersi per prendersi cura dei genitori malati. Questo cambiamento diventa catalizzatore di speranza che coinvolge tutti. Una onesta e commovente celebrazione della vita”.
Menzione speciale a Foxtrot di Samuel Maoz
- Premio CGS - Lanterna Magica a “L’equilibrio” di Vincenzo Marra
“Per la coraggiosa narrazione di un percorso di testimonianza umana e cristiana vissuto per scelta in un ambiente sociale difficile. Le tematiche forti dell’ illecito smaltimento dei rifiuti, dei poteri malavitosi, dell’omertà che nasce dalla paura, vengono affrontate da una regia asciutta e tagliente, quasi scabra, che toglie anche alla gestualità del protagonista ogni morbidezza o compromesso. Le simmetrie oppositive tra figure e situazioni sono indizi di tutta la drammatica oscillazione che dà nome all’opera: pragmatismo e coerenza ideale; paura e rifiuto della denuncia; molteplici declinazioni della preghiera, fino all’urlo di ricerca. La macchina da presa accompagna costantemente da vicino tutta la tenace missione del protagonista, definendo così una giusta distanza dal personaggio”.
Premio FEDIC (Federazione Italiana dei Cineclub) a “La vita in comune” di Edoardo Winspeare
"Perché il regista raccontando con immagini solari e vive le vicende del paesino di Disperata riesce a trasformare situazioni drammatiche in commedia di valore universale, a volte con sottile ironia, pur mantenendo la coerenza della sua filosofia di autore indipendente e fieramente locale con la speranza di un riscatto sociale".
Menzioni speciali a “Nico, 1988” di Susanna Nicchiarelli e “Le Visite” di Elio Di Pace
Premio Civitas Vitae2017 a Silvio Soldini per “Il colore nascosto delle cose”
“Regista e sceneggiatore sensibile e avvertito, Silvio Soldini con Il colore nascosto delle cose racconta una (stra)ordinaria storia di coesione sociale, illuminando il lato nascosto dell’accoglienza: aprirsi all’altro, accettarne debolezze e disabilità, rafforza la nostra personalità, cambia la nostra esistenza. La cecità di Emma, ben interpretata da Valeria Golino, è un handicap, ma non una condanna. Soprattutto, è una possibilità per l’altro: Teo, un misurato Adriano Giannini, incontrandola conosce se stesso, accetta i propri sentimenti e le proprie responsabilità. Ne Il colore nascosto delle cose vince il coraggio di un cinema che scavalca le apparenze: Soldini sceglie di raccontare una favola umana e umanista, dove la speranza è il colore primario”.
- Premio Gianni Astrei – Venezia 2017 a “Gatta Cenerentola” di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Dario Sansone
“Per avere reinterpretato una favola eterna, contestualizzandola in una Napoli al contempo futuristica e tremendamente attuale. Abbinando, a suon di metafore, il destino di uno a quello di tutti. Mia e Napoli infatti camminano tenendosi per mano verso una visione che a loro ancora non appartiene, ma di cui possono prendere consapevolezza solo guardanduo e riscoprendo le proprie origini. Una fiaba in cui la tecnologia si sostituisce alla dimensione magica rivelando ciò che resta oltre i confini del tempo: il passato, i sogni, il bene voluto e la verità”.
- INTERFILM Award a “Los versos del Olvido” di Alireza Khatami
“Un film che combina la dura realtà con la poesia visiva per raccontare una storia che trascende il tempo, il luogo e supera i confini politici, culturali e religiosi. Nel film Los versos del Olvidio, Alireza Khatami racconta una storia di perdita, memoria, corpi perduti e lutto. Una persuasiva scenografia e immagini trasmettono un forte senso di compassione e di umanità. La cura dei morti e dei per i vivi ci unifica anche se sono avvenute in diverse tradizioni e rituali attraverso la storia e le religioni dell’uomo”.